La Direzione HR si sintonizza sui Remote worker
Mai come nell’ultimo anno gli sforzi dei manager si sono concentrati nel tentativo di riconnettersi con i propri collaboratori, in attesa di riaccoglierli in ufficio una volta conclusa l’emergenza. Per i Responsabili del Personale ciò ha significato avere a che fare con un gran numero di informazioni. Con il risultato di fare delle survey indirizzate […]

Mai come nell’ultimo anno gli sforzi dei manager si sono concentrati nel tentativo di riconnettersi con i propri collaboratori, in attesa di riaccoglierli in ufficio una volta conclusa l’emergenza. Per i Responsabili del Personale ciò ha significato avere a che fare con un gran numero di informazioni. Con il risultato di fare delle survey indirizzate ai dipendenti – specie se da remoto – lo strumento principale dell’attività di ogni Direttore HR.
Quella che finora era rimasta un’abitudine una tantum, è oggi diventata una necessità. La sfida del lavoro da remoto e gli aggiornamenti sulla pandemia hanno fatto sì che le imprese incrementassero la frequenza e migliorassero lo stile dei questionari rivolti al personale. Nella maggior parte dei casi, le survey sono diventate più brevi, incentrate su un focus più specifico e ripetute nel tempo. I leader HR dispongono, dunque, di feedback più aggiornati e, potendo lavorare su insight conclusi in giorni, invece che in mesi, possono intervenire in maniera più rapida ed efficiente a risolvere eventuali problemi. In questa fase, infatti, le esigenze del personale evolvono velocemente e richiedono azioni altrettanto immediate.
Il tema più dibattuto, com’è ovvio, resta il rientro in ufficio: quando si tornerà in sede, come verrà garantita la sicurezza dei lavoratori, chi potrà continuare a lavorare da remoto. Secondo una indagine condotta da Survey Monkey, il 64% dei leader HR riconosce l’importanza dell’esperienza del dipendente nel programmare un rientro in ufficio. Ecco perché le ricerche sul tema rappresentano uno strumento importante per prendere decisioni sulle riaperture che trovino il sostegno e la fiducia della popolazione aziendale.
I dipendenti, d’altronde, sembrano contenti di essere interpellati più spesso. Sempre secondo uno studio di Survey Mokey, l’86% dei lavoratori considera positivamente la scelta della propria azienda di sottoporre indagini in maniera regolare e il 27% ne vorrebbe ricevere in misura maggiore.
Secondo Chisom Agada, Director of People Partners di Survey Monkey, una buona programmazione delle indagini sul personale presuppone tre elementi: continuità e scalabilità, per trovare la giusta cadenza nell’invio in modo da contemperare esigenze di business e disponibilità dei dipendenti; lungimiranza, perché, oltre che aiutare a reagire nell’immediato, i dati raccolti dovrebbero fornire indicazioni sui trend in corso per migliorare lo spazio di lavoro per il futuro; trasparenza, perché, una volta ottenuti i feedback, vanno condivisi i risultati e messe in campo le azioni conseguenti in un modo che sia visibile ai dipendenti.
Fonte: HR Exchange Network

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