Famiglia, manager e tecnologie 4.0: la nuova artigianalità di Paglieri

In qualunque famiglia italiana le parole “Felce Azzurra” o “Paglieri” suscitano ricordi, soprattutto olfattivi. La ragione sta nel fatto che c’è un’azienda, nata nel 1876 ad Alessandria, da un’idea di Lodovico Paglieri, che ereditò una piccola profumeria dal padre che commerciava belletti, parrucche e profumi; avviò, così, la produzione di prodotti a nome Paglieri. Si rivelò un’intuizione geniale, confermata nel 1923 dal successo della nuova Eau de Cologne Felce Azzurra, che iniziò a competere con la profumeria francese, allora leader indiscussa del mercato. Sulla scia di questo successo nacque nel 1926 l’omonimo talco, che ancora adesso è un prodotto simbolo dell’azienda.

Durante il secondo conflitto mondiale, Paglieri Profumi diventò società per azioni e, al termine della guerra, fu preso in affitto uno stabilimento in una zona residenziale per i 400 dipendenti. Per loro fu costruito un asilo nido e venne deciso il prolungamento della pausa-pranzo. All’inizio degli Anni 60 venne avviato il primo sistema informatico, fiore all’occhiello della piccola industria, che poi si trasferì in uno stabilimento più grande. Quella sede ancora oggi occupa un’estensione di circa 76mila metri quadri alla periferia di Alessandria. E per rispondere in modo efficace al problema delle distanze fu organizzato un servizio di navetta per i dipendenti, una rarità negli anni del boom economico.

Nel corso del 2015 la famiglia Paglieri prese la decisione strategica di affidarsi a manager esterni per assecondare la crescita, dato che l’azienda stava raggiungendo dimensioni elevate. Nel 2016 è dunque avvenuta l’assunzione di professionisti qualificati per la gestione di tutta la linea del ciclo attivo, dal Direttore Generale al Direttore Marketing e della Comunicazione, dal Direttore Vendite a quello dell’Export. Oggi, Paglieri è presente in 55 Paesi – in particolare, nell’area balcanica, in Estremo Oriente e in Libia – con le sue linee di personal care e home care.

La famiglia esprime il Consiglio di Amministrazione e il Comitato Esecutivo, che danno le indicazioni strategiche ai manager, che si occupano dell’execution. “I manager rispettano la volontà della famiglia, nell’ambito dell’autonomia operativa concordata”, racconta Andrea Bastoni, General Manager di Paglieri. Le due cugine Barbara e Debora Paglieri ricoprono attualmente il ruolo di Amministratrice e Presidentessa dell’azienda, con cariche ad anni alterni nel rispetto dei patti sociali.

Lo stesso profumo Felce Azzurra classico è una tradizione di famiglia, una ricetta segreta fatta da molti ingredienti (quasi tutti naturali) miscelati a livello artigianale. “È prodotto due o tre volte al mese e il nostro ‘naso’ fino al 2020 è stato Mario Paglieri, che da poco è stato sostituito da un altro professionista”, rivela il manager. Nel 2020 è stato ristrutturato il reparto rinnovando anche le celle di stoccaggio, con rilevanti investimenti industriali basati sulla responsabilità sociale.

Ridare vita a un vecchio magazzino per costruire la fabbrica del futuro

Nell’ottica di una maggiore responsabilità sociale e di un controllo qualità migliore, tra il 2017 e il 2018 Paglieri ha anche trasferito internamente la produzione di ammorbidenti, che prima affidava a un paio di fornitori esterni in provincia di Brescia. “Abbiamo riportato in casa la creazione di circa 40 milioni di litri di ammorbidente, togliendo circa 1.900 autotreni all’anno dalla strada, con notevoli benefici anche per l’ambiente”, specifica Bastoni. L’azienda ha anche un accordo door to door con il fornitore degli imballaggi di plastica, un partner dell’Alessandrino, basato nell’area circostante lo stabilimento che fornisce il materiale di confezionamento tramite un tappeto mobile che conduce direttamente alla linea di riempimento dei flaconi, senza movimentazione manuale o di automezzi.

L’investimento maggiore degli ultimi anni, comunque, è stato nell’impianto chimico e nella miscelazione degli ingredienti: un inplant che ha portato alla ristrutturazione del magazzino storico della azienda, funzionante fino agli Anni 90 e poi dismesso. Questo nuovo impianto è stato definito dall’azienda come “una fabbrica nella fabbrica”. “Con il supporto di partner tecnologici quali Cisco, Alleantia e Tesar, abbiamo riconvertito un’area dell’azienda e percorso in un anno gli step necessari tramite un Project manager che ha lavorato insieme con i nostri dipendenti, dal disegno fino alla scelta dei fornitori e all’effettiva implementazione del tutto”, spiega Bastoni.

Le linee di produzione generano attualmente 20mila litri di ammorbidente all’ora e le tecnologie 4.0 utilizzate sulle linee produttive hanno portato Paglieri a conseguire nel 2018 il Premio Innovazione dal Salone macchine e attrezzature per l’ufficio (Smau), la fiera italiana dedicata alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. “Ora l’operatore non deve più intervenire per micro regolazioni, ma solo per impostare macro variabili, e il manager può prendere decisioni orientate ai diversi mercati, supportate dall’effettiva disponibilità in tempo reale degli indicatori prestazionali delle singole macchine e degli impianti nel loro complesso”.

L’intervento più consistente, infatti, è stato quello di integrare con le nuove tecnologie tutti i dati generati delle singole macchine. “In pratica queste svolgevano al meglio i compiti assegnati, ma solo a livello di singolo macchinario e non come ‘squadra’ interconnessa”, dice il manager. Il fine del progetto è stato quello di estrarre i dati generati dalle macchine e metterli a sistema tra loro, in modo da ridurre la discrezionalità degli operatori e quindi gli errori. Oggi all’operatore è suggerito di fare il cambio ricetta o formato in modo automatico: l’operatore deve dare un consenso sulla base di informazioni fornite dal sistema di Enterprise Resource Planning (ERP) e da un sistema di produzione che consente di eseguire cambi formato senza inserimento di errori.

L’espansione anche verso l’estero

Per l’azienda, avere un impianto nuovo che rappresenta lo stato dell’arte dell’automazione industriale è importante sia dal punto di vista della reputazione sia da quello della capacità di attrarre nuovi talenti con competenze tecniche, operative e manageriali per utilizzare macchinari intelligenti e estrarne valore. I nuovi talenti servono anche a vincere la sfida degli ultimi anni: il mercato estero. “A oggi sviluppiamo il 90% del fatturato in Italia e il 10% all’estero. Stiamo cercando nuovi spazi su mercati non presidiati in passato, come Ucraina o Polonia. All’estero non abbiamo filiali, ma distributori. Stiamo valutando però uno sviluppo diretto”, anticipa Bastoni.

A proposito di estero, da settembre 2020 l’azienda ha ricevuto diverse manifestazioni di interesse da società orientali. “Il marchio italiano storico Felce Azzurra è di grande appeal, anche perché oggi non abbiamo debiti e non escludo che in futuro possano esserci partnership commerciali o industriali con altri soggetti”, è il pensiero del manager. “Come resistiamo alle proposte di vendita? Attraverso una roadmap chiara e un percorso di crescita definito: non c’è bisogno di vendere con questo assetto tra famiglia e management, abbiamo l’equilibrio giusto per svilupparci”, conclude.

L’azienda non dimentica, comunque, l’obiettivo di crescere anche in Italia, dove nel 2020 si è posizionata seconda nella vendita dei bagni doccia (nel 2016 occupava il quinto posto). “Vogliamo incrementare la quota degli ammorbidenti e portare il nome Felce Azzurra su tutti i mercati, non solo come prodotto italiano, ma come simbolo di un profumo unico”, è l’obiettivo di Paglieri.

L’articolo è pubblicato sul numero di Giugno 2021 della rivista Sistemi&Impresa.
Per informazioni sull’acquisto scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

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Elisa Marasca

Elisa Marasca

Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino. Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica. Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.

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