Smartworking

L’evoluzione del concetto di lavoro

Stiamo vivendo un vero e proprio ‘sparigliamento’ dei ruoli, in cui le aziende devono “attrezzarsi in fretta per rimettersi all’altezza della complessità dei loro compiti”. La riflessione sui termini, nasce da qui. Dall’inizio della pandemia siamo stati costretti a lavorare a distanza e abbiamo frainteso il concetto di Smart working. Come spesso accade, in modo semplicistico, utilizziamo il termine nel significato di “lavorare da casa” o in un luogo diverso dal nostro ufficio, ma così si intende la possibilità di operare un paio di giorni a settimana nella propria abitazione e l’aspettativa aumenta o diminuisce a seconda del feeling con questa modalità. Nulla di più sbagliato per avviare un ragionamento importante che nasce da una profonda evoluzione del significato del lavoro.

Se passiamo dal frainteso Smart working al concetto di lavorare smart, allora si allargano i confini del ragionamento per abbracciare temi di cultura organizzativa, di regole e di significato del lavoro per la persona. Questo passaggio aiuta a riflettere sui significati di “spazio” non solo fisico, ma anche di “espressione” della persona e del professionista e andare così al cuore della questione.

I nuovi spazi delle organizzazioni e delle persone

Per tutelare la sopravvivenza competitiva l’organizzazione ha creato i confini di competenza, le regole, le procedure, i processi. Ciò ha consentito, in contesti complessi, ma prevedibili, di procedere più rapidamente con ordine e con rigore nella crescita e nello sviluppo. Qualcosa, però, fuori è cambiato.

Chi vuole continuare a essere competitivo, non deve mettersi alla ricerca di una regola definita e stabile da seguire, ma esercitarsi nel mettere insieme elementi differenti e spingere le persone a cercare nuovi equilibri. Oggi la sostenibilità dell’impresa poggia sulla sua capacità di spostarsi in territori nuovi, di pensare in modo diverso, come dice Pier Luigi Celli, “per adottare soluzioni sempre in divenire, mai totalmente esaustive”.

Sono state abilitate nuove possibilità di informazione cambiando il modo di lavorare, di connettersi, dove nessun luogo è lontano. Questo ha reso possibile risolvere problemi in modo completamente nuovo. Le tecnologie digitali possono ampliare e rendere virtuale lo spazio di lavoro, abilitare e supportare nuovi modi di lavorare, facilitare la comunicazione, la collaborazione e la creazione di network di relazioni professionali, sempre però a supporto della conquista di uno spazio più ampio di intelligenza relazionale e sociale aperta e di una non comune resilienza.

Lavorare in modo smart significa dare fiducia ai detentori di competenze, renderli parte attiva nei processi critici con azioni proprie, condividendo lo scopo. Pensiero critico, imprenditorialità diffusa, learning agility. Alle persone si richiede di allargare il proprio spazio affinché uscendo dai confini abbiano una visione più allargata, un maggiore spirito di iniziativa e una maggiore creatività.

Il lavoro come dimensione irrinunciabile

Bella sfida per i capi lavorare sul binomio fiducia e responsabilità, che è il vero spazio di leadership da conquistare. È solo attraverso una considerazione matura della relazione capo-collaboratore che ci si può aspettare performance più elevate perché partecipate nello scopo collettivo e personale. È cosi che aumenta l’intelligenza collettiva dell’azienda.

Da sempre il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, non è solo un modo per guadagnare il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere se stessi: è desiderio di conquistare e affermare un proprio spazio nel mondo per essere in grado di elaborare cultura, tracciare percorsi, allargare orizzonti e generare engagement. Persone altamente engaged lavorano con passione, si dedicano all’organizzazione e sono profondamente legate a essa. Sono proprio queste che spingono l’impresa verso il continuo miglioramento e l’innovazione, tramite il loro impegno costante nel cercare di potenziare e perfezionare la loro performance per far sì che vengano raggiunti gli obiettivi organizzativi.

Le sfide che attendono le organizzazioni sono quindi profondamente complesse e non possono essere riassunte nelle formule della flessibilità e autonomia operativa perché lavorare da casa o in ufficio non ha nulla a che vedere con l’ottica smart. Il vero spazio lavorativo è quello che favorisce la creatività delle persone, genera relazioni che oltrepassano i confini aziendali, stimola nuove idee e quindi… un nuovo business sostenibile. Questo significa lavorare smart!

L’articolo è pubblicato sul numero di Maggio-Giugno 2021 della rivista Sviluppo&Organizzazione.
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lavoro, Smart working, cambiamento organizzativo

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