Smart working

Meglio il lavoro ibrido che l’aumento di salario

Che cosa fare quando un’azienda preferirebbe che i suoi dipendenti lavorassero in presenza, ma questi ultimi si licenzierebbero pur di non abbandonare la modalità di lavoro agile alla quale la pandemia ci ha abituato? In un sondaggio condotto dalla società di business intelligence Morning consult a febbraio 2022, il 54% dei lavoratori a distanza ha, infatti, affermato che avrebbe preso in considerazione la possibilità di lasciare il lavoro se la propria azienda avesse tentato di forzare il ritorno in ufficio.

È tenendo a mente statistiche come queste che alcune organizzazioni, ha raccontato la Bbc, stanno prendendo in considerazione aumenti salariali e vantaggi di vario genere per alleviare il colpo del ritorno in ufficio a tempo pieno o anche solo per qualche giorno la settimana. Tuttavia, alcuni studi proposti dalla stessa emittente britannica mostrano che anche questo potrebbe non essere sufficiente per alcuni lavoratori, che ora apprezzano la flessibilità molto più della retribuzione. La creazione di nuovi livelli di compensi di questo genere potrebbe, inoltre, esacerbare i divari retributivi a discapito delle donne e di altre categorie, creando nuovi problemi di disuguaglianza.

La retribuzione, per un’azienda, è spesso un modo per indicare che cosa in quella realtà ha valore e cosa no. Se, quindi, l’organizzazione è fortemente interessata a incentivare le connessioni in presenza, la formula degli aumenti salariali per chi si reca, per esempio, almeno tre giorni settimana in ufficio può essere uno strumento utile per raggiungere tale obiettivo, ha spiegato Nicholas Bloom, Professore di Economia alla Stanford University. “La maggior parte delle aziende con cui sto parlando in genere passa a un sistema a due retribuzioni”, ha raccontato, evidenziando come molte organizzazioni si stiano muovendo verso un aumento di stipendio tra il 5% e il ​​10% per chi sceglie di lavorare in sede.

Se vieni in ufficio ti offro il pranzo

Ci sono poi imprese, sempre secondo i dati dall’osservatorio di Bloom, che stanno invece considerando di rimborsare ai dipendenti i costi del pendolarismo e degli spostamenti. “Se prima queste spese erano date per scontate, da quando le persone hanno trascorso a casa circa un anno e mezzo sono diventate ai loro occhi una spesa aggiuntiva”, ha commentato Ruth Thomas, Pay Equity Strategist di Payscale, società che analizza le retribuzioni. Ecco perché ha evidenziato, aziende come la multinazionale di mass media Bloomberg ora offrono ai dipendenti 75 dollari (68 euro circa) in più al giorno per coprire i costi degli spostamenti.

Oltre alla retribuzione, le aziende stanno considerando altri incentivi per i lavoratori in presenza. Babel, società di pubbliche relazioni con sede a Londra, per esempio, chiede ai dipendenti di essere in ufficio almeno tre giorni a settimana per favorire la collaborazione e la creatività. “Abbiamo scoperto che le persone tendono a non venire in ufficio il lunedì e il venerdì. Quindi per invogliarle in quei giorni offriamo la colazione, il pranzo e il venerdì, nel tardo pomeriggio, l’aperitivo”, ha raccontato Simon Coughlin, Direttore Associato di Babel.

Bloom avverte, però, che incentivi di questo genere potrebbero durare solo nella fase di transizione tra la pandemia e il suo graduale superamento. Inoltre, differenze salariali così impostate potrebbero esporre le aziende a contenziosi giudiziari. Dal suo punto di vista, le persone che hanno dimostrato di poter svolgere con successo il proprio lavoro da casa potrebbero potenzialmente denunciare una discriminazione nel momento in cui dovessero essere escluse dagli aumenti salariali offerti invece ai loro colleghi in ufficio.

I divari retributivi rischiano di svantaggiare donne e minoranze

Un altro aspetto da non sottovalutare è che, ha fatto notare Thomas, ci sono chiare differenze demografiche tra chi vuole tornare in ufficio e chi no. Secondo l’ultimo rapporto di Slack, la piattaforma di business communication, dal titolo Future forum pulse, circa il 52% delle donne vuole lavorare per lo più da remoto, rispetto al solo 46% degli uomini. Inoltre, il rapporto ha anche rilevato che, negli Stati Uniti, l’86% dei lavoratori ispanici e latini e l’81% di quelli asiatici e neri preferiscono il lavoro ibrido o a distanza, rispetto al 75% dei lavoratori bianchi.

Lo studio attribuisce tali preferenze al fatto che le minoranze subirebbero meno ‘microaggressioni’ a distanza. Queste diverse preferenze possono potenzialmente esacerbare i divari retributivi se le donne e i lavoratori delle minoranze dovessero effettivamente essere penalizzati a livello salariale per la scelta di lavorare a distanza. Per cercare di prevenire il problema, Thomas ha esortato i leader a tenere statistiche dettagliate su chi è tornato in ufficio, in modo da poter capire se si stanno effettivamente aprendo scenari discriminatori.

A ogni modo, non è possibile dare per scontato che le persone alle quali sono offerti aumenti salariali siano disposte ad abbandonare il lavoro agile. Su Blind, network professionale anonimo, è stato chiesto agli utenti statunitensi se preferiscono la possibilità di lavorare da casa permanentemente o un aumento di stipendio di 30mila dollari (27mila euro circa) per andare in ufficio. Degli oltre 3mila intervistati – dipendenti di aziende come, tra le altre, Amazon, Google e Twitter –­ il 64% ha preferito la flessibilità alla retribuzione. Per alcuni lavoratori, a quanto pare, l’aumento di stipendio dovrebbe essere molto significativo per annullare i vantaggi del lavoro a distanza.

Fonte: Bbc

Smart working, lavoro ibrido, salario, Nicholas Bloom


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Erica Manniello

Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.

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