Pure l’IT s’è stufato dello Smart working

Tra tutte le funzioni aziendali, il dipartimento IT è sempre apparso il più adatto al lavoro da remoto. La familiarità con le tecnologie, tuttavia, non sembra aver risparmiato i lavoratori del settore dalle sfide poste dal dover operare a distanza: CIO e CTO, a sorpresa, sono oggi i maggiori sostenitori del ritorno in ufficio, una volta superata l’emergenza con la diffusione del vaccino contro il Covid.

È quanto emerge da un’indagine commissionata da .Tech Domains tra 350 IT leader con base negli Stati Uniti. Circa la metà degli intervistati vuole che i propri collaboratori siano presenti a tempo pieno in azienda: la maggior parte dei tech leader ammette di aver avuto difficoltà nel mantenere le performance applicative e l’affidabilità della Rete, nel tenere aggiornati i dipendenti sulle tecnologie da remoto e nel gestire i rischi crescenti per la sicurezza.

Per CIO e CTO non è stato facile neppure mantenere l’engagement dei dipendenti. Il Remote working ha ritmi e tempi differenti rispetto al lavoro in presenza e ciò può causare tensioni all’interno dei gruppi di lavoro. La survey di .Tech Domains rivela che solo il 16% dei manager ritiene che i propri team abbiano operato a un livello di performance simile rispetto a quanto avveniva prima dell’inizio della pandemia. Ciò ha portato gli IT leader ad adottare software di monitoraggio dei dipendenti più pervasivi, a licenziare coloro che non si dimostravano capaci di gestire un ambiente nuovo così sfidante e a inserire elementi nuovi per accrescere con la diversity l’engagement dei dipendenti.

Il Remote working aumenta il digital divide

Non tutti i lavori IT, poi, sono uguali. Alcuni possono essere svolti con facilità e in sicurezza a distanza, mentre altri richiedono l’accesso fisico a particolari tecnologie, soluzioni o hardware. Ciò ha fatto sì che il 79% degli IT leader abbia riscontrato una crescita del digital divide tra i propri collaboratori durante l’emergenza: più a lungo si sta fuori dall’ufficio, maggiore diventa il divario.

Anche le competenze degli stessi leader si sono dovute adattare alla nuova situazione: quando la collaborazione avviene in via prioritaria tramite email, chat e video call, l’abilità di saper comunicare acquista maggior valore. Almeno la metà dei CIO ammette di aver bisogno di migliorare il modo in cui si relaziona con i propri collaboratori e cerca le stesse capacità nei nuovi assunti. People skill e communication skill sono quindi salite in cima ai criteri di selezione del nuovo personale, scavalcando titoli di studio, esperienza e cultura personale.

Fonte: Forbes

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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