Decreto lavoro 2023, meno vincoli e taglio delle tasse
Dopo la legge di Bilancio di fine 2022 e il primo decreto approvato all’inizio di maggio 2023, le riforme sul lavoro proseguono con un nuovo decreto. Il 30 giugno 2023 il Parlamento ha convertito in legge il decreto Lavoro che presto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Dei contenuti del provvedimento, diventato poi legge, sono stati […]

Dopo la legge di Bilancio di fine 2022 e il primo decreto approvato all’inizio di maggio 2023, le riforme sul lavoro proseguono con un nuovo decreto. Il 30 giugno 2023 il Parlamento ha convertito in legge il decreto Lavoro che presto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Dei contenuti del provvedimento, diventato poi legge, sono stati discussi a Trento durante l’evento dal titolo Il ‘Decreto Lavoro’: una lettura trasversale tra continuità e discontinuità, organizzato dalla società di consulenza Simki (azienda del gruppo Ismo) specializzata in formazione, organizzazione, comunicazione e sviluppo delle risorse umane.
Durante l’incontro, esperti del tema, accademici e rappresentanti delle parti sociali hanno discusso i contenuti del Decreto e i possibili effetti sul mercato del lavoro. Anche in questo caso, a emergere è stata l’idea di complessità: “Il mondo del lavoro non è un semplice mercato, ma è un’istituzione sociale che non segue le regole degli altri sistemi economici. Per questo motivo si manifestano fenomeni controintuitivi come, per esempio, la coesistenza di posti di lavoro vacanti e la disoccupazione”, ha spiegato Marco Carcano, già Docente di Sociologia del lavoro presso l’Università degli Studi di Parma.
Vincoli minori sui contratti a termine
L’approvazione del decreto Lavoro 2023 va nella direzione della diminuzione dei vincoli contrattuali e riduzione della pressione fiscale per i lavoratori. Il testo approvato, inoltre, offre conferme su alcuni dei temi più dibattuti degli ultimi mesi: per esempio nel privato, i lavoratori fragili e i genitori di figli fino a 14 anni d’età avranno diritto allo Smart working fino al 31 dicembre 2023. Nessuna novità, invece, sul fronte welfare aziendale, con la soglia di detassazione dei fringe benefit che rimane a 258,23 euro per tutti i lavoratori, eccezion fatta per i dipendenti con figli a carico, per i quali il limite sale a 3mila euro. Così come la decisione sul welfare aziendale, anche l’allentamento normativo sui contratti a termine ha creato dibattito. Se, da una parte, il limite temporale massimo dei contratti a termine senza l’obbligo di causale resta a 12 mesi, dall’altra è cambiato l’affidamento della verifica delle condizioni di deroga oltre all’anno di durata. In altre parole: dopo i 12 mesi, le parti (impresa e lavoratore) potranno e dovranno contrattare autonomamente le condizioni. Questa dinamica, secondo Pietro Antonio Varesi, Professore di Diritto del Lavoro presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, se interpretata in un certo modo, potrebbe ridurre il peso delle organizzazioni sindacali e, di conseguenza, anche la posizione del lavoratore, con un possibile aumento dei contenziosi tra le parti. D’altro canto, però, lo stesso Varesi ritiene anche che le attuali difficoltà del mondo del lavoro siano connesse ad alcune scelte politiche che, negli scorsi anni, hanno privilegiato le misure di sostegno al reddito piuttosto che l’introduzione di politiche attive.La riduzione della pressione fiscale per i lavoratori
Cambiano anche le regole dei sussidi. Da gennaio 2024 il Reddito di cittadinanza (Rdc) verrà sostituito dall’Assegno di inclusione, di cui potranno beneficiare i nuclei familiari con disabili, minori, Over 60 e persone svantaggiate inserite in programmi di cura e assistenza dalla Pubblica amministrazione. L’importo massimo dell’assegno è di 6mila euro annui (500 euro al mese), più altri 3.360 euro per i contributi affitto. Un’altra novità è l’introduzione di incentivi per chi assume percettori dell’assegno o Neet, ovvero chi, in un dato momento, non studia né lavora né riceve formazione. I datori di lavoro potranno godere di un esonero contributivo del 100% fino a 8mila euro annui. È infine da segnalare l’ulteriore spinta al taglio del cuneo fiscale con un aumento di quattro punti percentuali (dopo i tre punti già attivi) valido per i mesi da luglio a novembre, per i lavoratori con retribuzioni lorde fino a 35mila euro. Il necessario intervento delle istituzioni per riformare il mondo del lavoro è ben rappresentato dalla presenza del sindaco di Trento Franco Ianeselli durante il convegno organizzato da Ismo e Simki.Categoria: Scenari macroeconomici

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