Green economy, piace ma (ancora) non decolla
Qualche progresso significativo, ma anche ritardi e criticità ancora aperte. È questo, in sintesi, il quadro della Green economy, emerso dall’analisi della nuova edizione degli Stati Generali della Green Economy, l’appuntamento nazionale dedicato alla sostenibilità ambientale e alla transizione ecologica che si è tenuto durante l’ultima edizione di Ecomondo a Rimini. L’incontro è stato promosso dal Consiglio nazionale della Green economy e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
Nel 2024 le emissioni di gas serra sono diminuite, ma troppo poco: solo il 2% in un anno e molto meno rispetto al 2023. I consumi di energia sono tornati a crescere, soprattutto negli edifici e nei trasporti, mentre il consumo di suolo continua ad aumentare. L’Italia, inoltre, resta dipendente dall’importazione di energia dall’estero e mantiene il primato europeo per numero di auto: 701 ogni 1000 abitanti.
Non mancano, però, i segnali positivi. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha raggiunto il 49% del totale nazionale, l’agricoltura biologica è cresciuta del 24% nell’ultimo anno e l’Italia resta leader in Europa per economia circolare, con tassi di riciclo tra i più alti del Continente. Così ha commentato Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica: “Abbiamo leadership in settori chiave come l’Economia circolare e possiamo guidare una transizione realistica e pragmatica, fondata su innovazione, crescita sostenibile e sicurezza energetica”.
L’Italia deve accelerare sulla riduzione delle emissioni
Dal 1990 al 2024 l’Italia ha ridotto le emissioni del 28%, ma per raggiungere l’obiettivo europeo del -43% entro il 2030 è necessario accelerare, tagliando un ulteriore 15% nei prossimi sei anni. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con oltre 3.600 eventi climatici estremi, quattro volte più del 2018.
Sul fronte energetico, nonostante la crescita delle rinnovabili, il primo semestre del 2025 mostra un rallentamento del 17% nelle nuove installazioni di eolico e fotovoltaico, anche per la fine del Superbonus 110% e per vincoli regionali.
In ambito di economia circolare, l’Italia mantiene performance eccellenti: produttività delle risorse in aumento del 32% e tasso di riciclo complessivo all’86%. Tuttavia, il mercato delle materie prime seconde, in particolare della plastica riciclata, è in crisi e rischia di compromettere i risultati raggiunti.
La mobilità sostenibile resta una delle maggiori criticità. L’Italia detiene il record europeo per numero di auto, ma la produzione nazionale è ai minimi storici. Le vetture elettriche rappresentano solo il 7,6% delle vendite, sotto la media Europea (22,7%). Il parco auto è alimentato per l’82,5% da benzina e diesel e l’età media dei veicoli è di 12,8 anni, segno di un rinnovo troppo lento.
Eventi estremi, ‘la nuova peste’ per l’Agricoltura
Il settore agricolo è tra i più colpiti dal cambiamento climatico: dal 1980 al 2023 i danni causati da eventi estremi hanno raggiunto 135 miliardi di euro, ma cresce il biologico. Nel 2024 le superfici certificate e in conversione hanno superato i 2,5 milioni di ettari, con Sicilia, Puglia e Toscana in testa. Il consumo di suolo resta elevato, con 64,4 chilometri quadrati di territorio cementificati tra il 2022 e il 2023 (circa 18 ettari al giorno). Le città più impermeabilizzate sono Napoli (34,7%) e Milano (31,8%), mentre Messina, Reggio Calabria e Palermo presentano i valori più bassi.
Le città italiane, particolarmente esposte agli effetti del cambiamento climatico, hanno mostrato grande dinamismo grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Nel 2024 oltre il 90% della popolazione urbana ha vissuto spesso a temperature superiori ai 40 gradi.
Molti Comuni hanno avviato progetti per la gestione innovativa dei rifiuti, il potenziamento del trasporto pubblico e la valorizzazione del verde urbano. Tuttavia, dal 2026, con la fine dei fondi del Pnrr, serviranno nuovi strumenti di finanziamento per non fermare la transizione ecologica avviata. E si spera che 2026 si apra sotto una nuova luce con formule meno contorte rispetto a quanto è successo con il Piano Transizione 5.0.
“Conviene o no all’Italia rallentare la transizione verso una Green economy decarbonizzata e circolare? Noi riteniamo di no”, ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Ronchi ha sottolineato come i progetti del Pnrr, grazie al loro contenuto ambientale, abbiano avuto un impatto positivo sull’economia italiana, evitando stagnazione o recessione e contribuendo al contenimento del deficit. “Per un Paese come il nostro, al centro dell’hot spot climatico del Mediterraneo, la transizione energetica è di vitale importanza”.
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