Salario minimo: tutelati dai Ccnl, ma pagati poco
ll documento approvato dall’Assemblea del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) – esito della prima fase istruttoria tecnica sul lavoro povero e il salario minimo – fa presupporre che la proposta di legge sul salario minimo presentato dalle forze di opposizione non sarà approvata. Il documento, già passato al vaglio dalla Commissione dell’Informazione, ha […]

ll documento approvato dall’Assemblea del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) – esito della prima fase istruttoria tecnica sul lavoro povero e il salario minimo – fa presupporre che la proposta di legge sul salario minimo presentato dalle forze di opposizione non sarà approvata. Il documento, già passato al vaglio dalla Commissione dell’Informazione, ha avuto solo il voto contrario della Cgil e l’astensione della Uil, ed è pronto per passare nelle mani dei consiglieri per la redazione del testo finale il 12 ottobre 2023.
Il testo, frutto delle sollecitazioni esplicitate a livello europeo, si basa sulle premesse declinate nella Direttiva europea 2022-41; il tema, portato al tavolo della Camera dei Deputati, l’11 agosto 2023 si è concretizzato nella richiesta al Cnel – da aprile 2023 presieduto da Renato Brunetta – da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di redigere un documento di analisi dello status quo delle retribuzioni in Italia e una serie di proposte. Il risultato di tale operazione è stato appunto consegnato dal Cnel alla Commissione dell’Informazione della XI Consiliatura, insediatasi il 22 settembre.
In questa prima fase, il documento porta all’attenzione il fatto che la legislazione italiana rispetta già ampiamente le indicazioni della direttiva Ue sul salario minimo: infatti, secondo quanto scritto dal Cnel, il tasso di copertura della contrattazione collettiva in Italia “si avvicina al 100%, di gran lunga superiore all’80%” (parametro indicato dalla direttiva), motivo per cui, il fatto che 22 Stati europei su 27 abbiano adottato un salario minimo legale, non impone ai Paesi come l’Italia di fare altrettanto. Il testo suggerisce invece di rafforzare con un piano di azione nazionale “un ordinato e armonico sviluppo del sistema della contrattazione collettiva” e un adeguamento “alle trasformazioni della domanda e della offerta di lavoro”.
Il salario medio orario è di 7,10 euro
Il testo di 24 pagine si snoda in nove punti e riporta svariati dati statistici estrapolati dell’Inps per mezzo del flusso Uniemens, mappando tutti i settori del lavoro privato a eccezione dei lavoratori dipendenti agricoli (flusso PosAgri) e dei lavoratori domestici. Tra i dati più significativi riportati, c’è che il contratto collettivo “è applicato al 95% dei lavoratori dipendenti in Italia” e che per quanto riguarda la piaga dei contratti ‘pirata’ si tratta di un “fenomeno marginale”, in quanto i 335 Ccnl depositati al Cnel firmati da sindacati non rappresentati nell’ambito del Consiglio coprono solo 54.220 lavoratori, lo 0,4% (anche se si ritiene che il fenomeno sia più ampio di quanto appare). Dal documento si rileva inoltre che il salario medio orario è di 7,10 euro e quello mediano è di 6.85 euro (relativo cioè al soggetto che divide numericamente in due la popolazione lavorativa) , trascurando il fatto che non tutti i minimi contrattuali hanno soglie salariali in linea con i parametri indicati dalla proposta di legge depositata in Parlamento. l documento del Cnel riconosce però “la criticità del fenomeno dei ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi”, ma non ritiene che questo sia un elemento di indebolimento dei salari, sostenendo che “non sempre ritardo è sinonimo di non adeguatezza del salario o di assenza di meccanismi di vacanza contrattuale”.Categoria: Scenari macroeconomici

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