Riconvertire per sopravvivere alla crisi
I produttori tessili portoghesi si stanno mobilitando per cucire camici e altri dispositivi medicali di cui c’è urgente bisogno per affrontare la battaglia contro il coronavirus. Le stesse aziende del settore, però, temono per il loro futuro, minacciato dalla recessione economica indotta dall’epidemia. Il comparto del tessile è concentrato nel Nord del Portogallo, l’area in […]

I produttori tessili portoghesi si stanno mobilitando per cucire camici e altri dispositivi medicali di cui c’è urgente bisogno per affrontare la battaglia contro il coronavirus. Le stesse aziende del settore, però, temono per il loro futuro, minacciato dalla recessione economica indotta dall’epidemia.
Il comparto del tessile è concentrato nel Nord del Portogallo, l’area in cui si registra il maggior numero di contagi. Il settore si è tirato fuori dalla crisi del debito, che ha interessato il Paese dal 2010 al 2014, potenziando le esportazioni soprattutto verso i retailer europei. Ora la Banca del Portogallo stima per il 2020 una contrazione delle esportazioni tra il 12% e il 19%.
E mentre gli ordini vengono ritardati o cancellati, centinaia di imprese stanno impiegando il loro tempo libero per rifornire di lenzuola, asciugamani e camici gli ospedali. “C’è un bisogno collettivo in Europa e noi vogliamo dimostrare solidarietà.
Siamo tutti preoccupati per il futuro, questo virus è un disastro, ma stiamo cercando di dare l’esempio”, ha detto a Reuters Cesar Araujo, CEO della manifattura tessile Calvalex, che insieme ad altre quattro aziende ha riconvertito la produzione. Il consorzio, che riunisce circa 6mila lavoratori, vende a prezzo di costo ai clienti europei e rifornisce gli ospedali gratuitamente o con tariffe scontate del 50%.
Il governo portoghese ha stanziato 1,3 miliardi di euro per le industrie tessili, che danno lavoro a 138mila persone. Nonostante queste misure, un’indagine condotta dall’Associação Têxtil e Vestuário de Portugal (ATP) tra 195 imprese ha rivelato che sei aziende su 10 si aspettano ancora un calo di fatturato superiore al 50% nel mese di aprile.
La stessa percentuale ha, infatti, sospeso fino a data da destinarsi almeno parte della propria forza lavoro. “Una grande percentuale di aziende chiuderà o ridurrà la propria attività, più probabilmente dopo aprile”, ha dichiarato a Reuters Ana Dinis, Executive Director di ATP.
Fonte: Reuters

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