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giovedì, 18 Settembre, 2025

Il boom dell’economia dei servizi mantiene l’Italia competitiva

Il settore dei servizi continua la sua lenta, ma sostanzialmente costante, crescita all’interno di tutte le economie sviluppate; crescita che l’ha portato ad assumere un ruolo assolutamente predominante nei nostri sistemi produttivi. In Europa, ancora alla fine degli Anni 60, ciascuno dei tre settori – primario (agricoltura, pesca, ecc.), secondario (industria) e terziario (servizi) – […]
30 Maggio 2024
Di: Nicola Costantino
30 Maggio 2024

Il settore dei servizi continua la sua lenta, ma sostanzialmente costante, crescita all’interno di tutte le economie sviluppate; crescita che l’ha portato ad assumere un ruolo assolutamente predominante nei nostri sistemi produttivi. In Europa, ancora alla fine degli Anni 60, ciascuno dei tre settori – primario (agricoltura, pesca, ecc.), secondario (industria) e terziario (servizi) – assorbiva circa un terzo del totale degli occupati. Oggi, il primario vale circa il 5% dei posti di lavoro, il secondario attorno al 23% e il restante 72% va al terziario.  In Italia, tra il 2000 e il 2023, il peso del terziario all’interno del Pil è passato dal 68% al 72%, erodendo quote marginali sia all’industria e alle costruzioni sia all’agricoltura. L’indice Istat del fatturato dei servizi, a dicembre 2023, valeva 120,3 (base 2021 = 100), mentre quello equivalente dell’industria (escluse le costruzioni) era appena di 111,0. 

In realtà, il settore dei servizi è estremamente ampio, caratterizzato sostanzialmente dalla dematerializzazione, più o meno totale, del ‘prodotto’ realizzato, ed è interessante rilevare come la crescita più rilevante sia registrata nei settori a maggior contenuto professionale, il cosiddetto ‘terziario avanzato’ o ‘quaternario’. La macroarea delle attività professionali (attività legali e contabilità, consulenza aziendale, servizi di ingegneria e architettura, pubblicità e ricerche di mercato, ecc.) registrava, sempre a dicembre 2023, un indice di 147,1; risultato analogo a quello di informazione e comunicazione (147,6), che registra un picco nel sottosettore dei servizi informatici (176,3). Più vicini alla situazione dell’industria i settori dei servizi meno professionali: commercio all’ingrosso 108,1, trasporto e magazzinaggio 118,0. Unica eccezione, in questo ambito, l’area di alloggio e ristorazione, 141,6, valore che si spiega evidentemente con la ripresa post pandemica. 

La Supply chain è caratterizzata dalla cessione di servizi

Ma, al di là delle classificazioni settoriali, è facile rilevare come, anche all’interno della produzione di beni fisici (in particolare nell’industria), sempre più spesso la Supply chain sia caratterizzata dalla cessione di servizi, oltre che di beni fisici stessi, in linea con la generale tendenza alla dematerializzazione dell’economia. Il fenomeno è tutt’altro che recente: nel 1990, il settore dell’automotive scoprì, grazie al celeberrimo libro di J.P. Womack, D.T. Jones, D. Roos, The machine that changed the world, il rivoluzionario approccio giapponese (in particolare della Toyota) alla gestione dei cicli produttivi. Essa era la Lean production (produzione snella), nella quale un ruolo fondamentale è ricoperto dal trasferimento ai fornitori della componentistica di alcuni oneri organizzativi, quali la gestione delle scorte e l’approvvigionamento puntuale (just in time) nei luoghi d’assemblaggio; fornitori quindi di servizi, oltre che di beni fisici. 

La crescente informatizzazione dei processi ha reso possibile l’estensione di tale approccio anche in altri ambiti. Il kanban (all’epoca era essenzialmente un cartellino che, risalendo la catena di fornitura, segnalava la necessità dell’immediato approvvigionamento dei componenti utilizzati) è stato sostituito dal flusso informatico, come nei punti vendita di alcune aziende della grande distribuzione. In queste aziende, la registrazione in cassa del codice a barre del prodotto acquistato genera un’informazione trasmessa direttamente al produttore, che si fa carico del tempestivo rifornimento degli scaffali (anche più volte al giorno, se necessario), fornendo così, oltre al bene fisico, anche il servizio di stoccaggio (il supermercato cliente risparmia quote significative di spazi destinati ai magazzini) e, eventualmente, di movimentazione all’interno del punto vendita.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Maggio 2024 di Sistemi&Impresa.
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