La nuova gestione dei flussi delle merci tra equilibri geopolitici e nuove disruption
Dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, tutte le aziende sono alle prese con i problemi di approvvigionamento all’interno delle filiere che, nel corso del tempo, erano state delocalizzate. In particolare, ciò ha prodotto un rallentamento lungo le catene di fornitura, oggi diventato un problema condiviso, che si somma ai rincari dei prezzi di materie […]
Dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, tutte le aziende sono alle prese con i problemi di approvvigionamento all’interno delle filiere che, nel corso del tempo, erano state delocalizzate. In particolare, ciò ha prodotto un rallentamento lungo le catene di fornitura, oggi diventato un problema condiviso, che si somma ai rincari dei prezzi di materie prime ed energia, mettendo a rischio la tenuta di molti settori produttivi. Allo stesso tempo, la globalizzazione, per come l’abbiamo conosciuta negli ultimi decenni, non esiste più. Secondo Larry Fink, CEO del colosso finanziario BlackRock, il colpo finale è stato assestato proprio dalla guerra in Ucraina: le filiere globali che le imprese avevano ottimizzato, cercando di produrre e acquistare nei Paesi in cui risultava più economicamente conveniente, hanno lasciato il posto a una regionalizzazione che vede l’America, l’Europa e il Far East come aree distinte.
La prospettiva è quella di avere aree geografiche ed economiche separate tra loro; questo ci sta proiettando verso una nuova era, fatta di confini precisi, sia militari sia finanziari e di Supply chain. Quello che è certo è la continua evoluzione dello scenario: la pandemia prima e il conflitto alle porte dell’Unione europea dopo hanno insegnato che le aziende devono imparare a gestire il rischio e prepararsi alle nuove crisi che immancabilmente si delineeranno in futuro. Per fare questo sono necessarie tecnologie e competenze. Sistemi&Impresa ha indagato l’atteggiamento delle aziende rispetto alle sfide relative agli equilibri geopolitici e alle nuove interruzioni della filiera, che sono etichettate come disruption.
Roberto Pinto, Professore Ordinario di Logistica e Supply Chain Management presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione dell’Università degli Studi di Bergamo, ha collaborato con la redazione per elaborare il questionario e commenta così i risultati: “Alla luce di quanto vissuto a livello globale, quasi il 60% delle aziende intervistate sta implementando un piano di business continuity o recovery delle Operations, oppure sta migliorando ciò che aveva in essere rispetto al nuovo contesto. Le imprese stanno, quindi, reagendo alla situazione, cogliendone non solo i rischi, ma anche le opportunità e affrontando temi che in passato erano sottostimati”.
Sul tema sono intervenuti:
Luca Zanella, Partner di Considi
Santoro Giuseppe Tosto, Supply Chain Manager del Gruppo Alf
Roberto Ariotti, Titolare di Fonderie Ariotti
Paolo Fontanot, Product Manager di Tecnest
Alberto Cirelli, Direttore Commerciale di Gep Informatica
L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Giugno 2022 di Sistemi&Impresa.
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Categoria: Fabbrica
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