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giovedì, 18 Settembre, 2025

Scuola e lavoro, il Rapporto Draghi insegna

Il divario tra scuola e lavoro è sempre più ampio: le aziende cercano profili tecnici con competenze moderne e specifiche, ma il sistema scolastico fatica a stare al passo. Questo squilibrio, già segnalato da Romano Prodi nel 2016, si è ulteriormente aggravato. L’argomento è stato evidenziato durante la chiacchierata, mercoledì 11 settembre, tra Valerio Ricciardelli, […]
26 Settembre 2024
Di: Alessia Stucchi
26 Settembre 2024

Il divario tra scuola e lavoro è sempre più ampio: le aziende cercano profili tecnici con competenze moderne e specifiche, ma il sistema scolastico fatica a stare al passo. Questo squilibrio, già segnalato da Romano Prodi nel 2016, si è ulteriormente aggravato. L’argomento è stato evidenziato durante la chiacchierata, mercoledì 11 settembre, tra Valerio Ricciardelli, Maestro del lavoro e autore di Ricostruire l’istruzione tecnica insieme a Chiara Lupi, Direttrice Editoriale di Edizioni ESTE, e Patrizio Bianchi, già Ministro dell’Istruzione nel governo Draghi, sotto la moderazione di Fabio Pizzul, Presidente Fondazione Ambrosianeum.

Una risposta politica recente è il Disegno di legge Valditara, approvato nel 2024, che introduce il modello “4+2”: diploma di scuola superiore in quattro anni e due anni di formazione negli ITS Academy per conseguire un diploma terziario. Una misura non sufficiente, che si inserisce a valle di riforme degli anni ‘80 che hanno privilegiato i licei a scapito dell’istruzione tecnica, relegata a un ruolo di secondo piano. Questo ha generato un forte disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dal sistema educativo, oggi stimato al 50%.

Per garantire una ripresa economica e un’occupazione stabile, l’Italia ha bisogno di un piano industriale e infrastrutturale che valorizzi l’istruzione tecnica. Questo tipo di formazione, se ben sviluppata, può essere un pilastro per lo sviluppo economico, favorendo anche una migliore gestione dei flussi migratori grazie a politiche di cooperazione internazionale. È fondamentale considerare il contesto globale e la necessità di un coordinamento europeo, soprattutto in settori strategici come l’automotive.

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