Il bingo delle cazzate e la ricerca dell’autenticità
Lo chiamano “bullshit bingo“ o “buzzword bingo“ e letteralmente si può tradurre in italiano come “bingo delle cazzate”. Si tratta di un gioco, nato negli Anni 90 nelle business school americane e diffusosi a livello globale soprattutto nel mondo delle convention aziendali. Dimenticato per un lungo periodo – tra i primi a parlarne in Italia […]
Lo chiamano “bullshit bingo“ o “buzzword bingo“ e letteralmente si può tradurre in italiano come “bingo delle cazzate”. Si tratta di un gioco, nato negli Anni 90 nelle business school americane e diffusosi a livello globale soprattutto nel mondo delle convention aziendali. Dimenticato per un lungo periodo – tra i primi a parlarne in Italia è stato Francesco Varanini, Direttore di Persone&Conoscenze – ultimamente è tornato alla ribalta sui media dedicati all’HR.
I partecipanti, solitamente gli uditori nel corso di una riunione, sono ‘armati’ di una cartella da tombola mentre fingono di ascoltare attentamente cosa viene detto. Al posto dei numeri, sulla cartella ci sono parole vuote, frasi fatte e luoghi comuni. Vince chi fa ‘bingo’, quindi chi sente il maggior numero di queste parole pronunciate da chi sta parlando da un palco o in un convegno aziendale.
Un modo alternativo di passare il tempo senza annoiarsi durante l’ennesima convention, uguale a tutte quelle precedenti, dove prendono parola il Presidente, l’Amministratore Delegato o il Direttore Generale per enunciare in modo generico “mission” e “vision” aziendali, accompagnate da buone intenzioni come “persone al centro”, “attenzione al cliente” ed “empowerment”, solo per fare degli esempi.
Una cartella del “bingo delle cazzate”
L’autenticità si esprime anche con le parole
Certamente è un gioco divertente, ma è anche un modo per smascherare la pochezza di certi discorsi e la distanza di percezione tra chi pensa di parlare di cose importanti in grado di portare un cambiamento e chi, invece, vorrebbe davvero un cambiamento, ma è costretto ad ascoltare ancora una volta gli stessi concetti vuoti e inutili.
Essere autentici vuol dire anche usare parole sincere, che abbiano un vero significato. Per riuscirci bisogna fare lo sforzo di rinunciare all’uso di frasi fatte e luoghi comuni, cercando le parole che realmente siano in grado di coinvolgere gli interlocutori. Altrimenti il rischio è quello di parlare a una folla fintamente interessata che in realtà sta giocando… al “bingo delle cazzate”.
La Storia di copertina del numero di Dicembre 2020-Gennaio 2021 della rivista Persone&Conoscenze è dedicata alla ricerca dell’autenticità. Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)