Capitalismo familiare, perché l’equità è meglio dell’uguaglianza
L’atteggiamento tipico dell’imprenditore familiare italiano nei confronti dei propri eredi privilegia l’equality (uguaglianza) rispetto all’equity (equità) quando si riflette sul passaggio generazionale e sul trasferimento dell’eredità. Tuttavia, le attività di ricerca, consulenza e formazione, che svolgo con famiglie imprenditoriali multigenerazionali, dimostrano che privilegiare l’uguaglianza a discapito dell’equità può risultare problematico e non essere la scelta […]

L’atteggiamento tipico dell’imprenditore familiare italiano nei confronti dei propri eredi privilegia l’equality (uguaglianza) rispetto all’equity (equità) quando si riflette sul passaggio generazionale e sul trasferimento dell’eredità. Tuttavia, le attività di ricerca, consulenza e formazione, che svolgo con famiglie imprenditoriali multigenerazionali, dimostrano che privilegiare l’uguaglianza a discapito dell’equità può risultare problematico e non essere la scelta adeguata a salvaguardare e sviluppare il patrimonio di una dinastia imprenditoriale attraverso le generazioni.
Troppo spesso, affidandosi ai propri istinti emotivi, gli imprenditori italiani tendono a suddividere in parti uguali il patrimonio tra gli eredi, come fatto recentemente da Leonardo Del Vecchio, ritenendo che questa sia la scelta più ‘giusta’. Ma è importante non confondere l’uguaglianza con l’equità e capire che agire in modo ‘giusto’ non significa necessariamente suddividere l’eredità alla pari tra gli eredi.
Il concetto di uguaglianza è infatti complesso e soggettivo: gli eredi possono essere eterogenei in termini di capacità, sforzi profusi, motivazione a portare avanti le attività della famiglia imprenditoriale e aiuti ricevuti nel corso del loro percorso di sviluppo. Sono tutti elementi che vanno esaminati attentamente quando si considera la possibilità di suddividere il patrimonio in parti uguali.
I rischi della suddivisione ‘alla pari’ del patrimonio aziendale
Non nascondo che per fattori emotivi e attitudini culturali sia molto difficile prendere decisioni in favore dell’equità a discapito dell’uguaglianza, anche perché questo tipo di decisioni possono portare a tensioni e conflitti tra gli eredi, mentre l’imprenditore si pone quasi sempre l’armonia tra i familiari come un obiettivo chiave. Ma è importante comprendere ciò che è più ‘giusto’ per il futuro inter-generazionale della dinastia familiare e del suo patrimonio ed evitare di considerare suddivisioni alla pari come l’unico caso di equità. Per ridurre il rischio di conflitti tra eredi ed esponenti della famiglia imprenditoriale e per gestire al meglio i processi di passaggio generazionali guidati dal principio dell’equità una leva strategica in mano alla famiglia imprenditoriale è la comunicazione. La mia attività di sostegno e di accompagnamento alle transizioni generazionali illustra la cruciale importanza di sviluppare dibattiti aperti con gli eredi su tematiche di trasferimento del patrimonio: un’efficace comunicazione inter-generazionale (e, auspicabilmente, anche intra-generazionale) permette alle nuove generazioni di capire le motivazioni per cui la decisione presa sia quella più equa nonostante non vi sia stata una suddivisione alla pari e quindi di sostenere il piano di successione del leader familiare prima della sua scomparsa. Sarebbe irrealistico immaginare che gli eredi accettino direttamente le decisioni che creano situazioni di disuguaglianza ed è importante tenere in considerazione i loro molteplici punti di vista senza dare per scontato che, all’interno di una famiglia imprenditoriale, vi sia un punto di vista univoco. La comunicazione è, dunque, una leva importante su cui fondare il trasferimento del patrimonio e una formidabile risorsa per far comprendere agli eredi che non bisogna commettere l’errore di confondere l’equity con l’equality se si ha a cuore il futuro della dinastia familiare e si vuole evitare di distruggere il suo patrimonio attraverso le generazioni.Categoria: Risorse Umane, Formazione

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