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mercoledì, 17 Settembre, 2025

Mercato del lavoro 2022 tra occupabilità e inclusione

La fine del 2021 richiede una riflessione profonda sul mercato del lavoro. Non un semplice bilancio, bensì un ragionamento concreto per poter affrontare al meglio il 2022. Il futuro del mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda i giovani e le donne, ce lo impone. I dati sull’occupazione sono in crescita da diversi mesi, […]
28 Dicembre 2021
Di: Anna Gionfriddo
28 Dicembre 2021
Lavoro_Inclusione
La fine del 2021 richiede una riflessione profonda sul mercato del lavoro. Non un semplice bilancio, bensì un ragionamento concreto per poter affrontare al meglio il 2022. Il futuro del mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda i giovani e le donne, ce lo impone. I dati sull’occupazione sono in crescita da diversi mesi, trainati però soprattutto dalla crescita di quella maschile e Over 24; con un tasso di occupazione al 58,6% e quello di disoccupazione intorno al 9,4%, la ripresa del mercato si fa sentire anche a fronte di una diminuzione consistente degli inattivi, che erano aumentati in modo eccezionale agli inizi della pandemia. Il tasso di disoccupazione rimane comunque ben più alto della media europea (6,7%). I dati previsionali sono molto positivi, come le Previsioni sull’occupazione di ManpowerGroup che per il primo trimestre 2021 hanno rilevato una crescita del 28% in Italia, diffusa in tutte le aree del Paese, con alcuni settori prevalenti come il Bancario, Finanziario, Assicurativo e Immobiliare, dove le prospettive occupazionali nette sono del +43%, l’IT con +36% e il Commercio all’ingrosso e al dettaglio (+35%). Dati interessanti che, associati al sempre crescente talent shortage segnalato dalle aziende – cioè la difficoltà nel ricoprire le posizioni aperte in molti ambiti, sentita dall’85% dei datori di lavoro italiani – indicano un mercato del lavoro attivo. Il mercato del lavoro che rileva tali carenze nei profili di cui ha bisogno e che non riesce realmente a includere ogni possibile talento in grado di svolgere i ruoli richiesti, non può essere solido e proiettato verso un futuro in cui le competenze richieste cambiano continuamente. A ottobre 2021 la crescita dell’occupazione femminile è stata pari a zero; l’Italia ha il secondo peggior dato sull’occupazione dei giovani in Europa: se consideriamo inoltre che negli ultimi mesi le perdite maggiori sono state nel lavoro autonomo, capiamo anche quante imprese giovanili e startup hanno pagato il prezzo della crisi, che si è quindi abbattuta sui giovani, oltre che sulle donne, in modo preponderante. Oggi il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è un’occasione importante per tutti, purché le ingenti risorse siano realmente impiegate per la riconversione professionale, percorsi di ricollocazione dei lavoratori, interventi di formazione specifica sulle competenze fondamentali (digitali e soft skill).

Le Apl puntano su reskilling e upskilling delle risorse

In uno scenario di questo tipo, le Agenzie per il lavoro (Apl) possono dare un importante contributo, potendo contare su un forte presidio territoriale e su un patrimonio di relazioni con migliaia di aziende, di cui conoscono le esigenze e a cui sono in grado di offrire un sistema integrato di strumenti che permettono di accompagnare i lavoratori durante l’intero ciclo di vita professionale: formazione, riqualificazione, orientamento, fino al supporto durante le fasi di discontinuità professionale. Le Apl come Manpower da sempre offrono opportunità di ingresso nel mondo del lavoro per i giovani e di reinserimento per chi desidera tornare a lavorare dopo un periodo di stacco, una transizione professionale o un rientro dopo la maternità. Lo evidenziamo per esempio guardando i nostri dati anagrafici sul 2021, che vedono il 28,8% di Under 25 – a fronte del 21% del 2020 – e un sostanziale equilibrio tra tutte le altre fasce d’età, in particolare gli Over 50, creando quindi opportunità per tutte le generazioni che oggi convivono nel mondo del lavoro. Un mercato del lavoro che non riesce a essere inclusivo a partire dalle donne e dai giovani non può essere realmente sano: per il futuro, l’Italia deve quindi ripartire da tutti i propri talenti, favorirne il reskilling e upskilling e accompagnarli in un mercato del lavoro in continuo e rapido cambiamento e con un’impronta fortemente digitale.
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