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mercoledì, 17 Settembre, 2025

Finché Ior non ci separi

Se vogliamo relazioni in azienda, dobbiamo saperci fare i conti. Nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale e del ‘digito ergo sum’, le organizzazioni e i loro HR si ritrovano ad affrontare una serie di dilemmi epocali: per esempio come comportarsi in caso di rapporti tra colleghi che vanno ben oltre a quelli di lavoro. L’Istituto per le opere […]
6 Settembre 2024
Di: Alessandro Gastaldi
6 Settembre 2024
Ior
Se vogliamo relazioni in azienda, dobbiamo saperci fare i conti. Nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale e del ‘digito ergo sum’, le organizzazioni e i loro HR si ritrovano ad affrontare una serie di dilemmi epocali: per esempio come comportarsi in caso di rapporti tra colleghi che vanno ben oltre a quelli di lavoro. L’Istituto per le opere di religione (Ior), ovvero l’ente che gestisce il patrimonio monetario e immobiliare della Santa Sede, ha le idee chiare: all’interno della Banca vaticana non ci si può sposare fra colleghi e, nel caso accadesse, allora uno dei due sposi è tenuto a lasciare il lavoro. Una coppia di collaboratori dello Ior ha di recente deciso di convolare a nozze, sfidando il lapidario regolamento dello Ior. Finora, a nulla è servito l’intervento (quasi) divino dell’Associazione dipendenti laici vaticani: “In Vaticano i regolamenti non prevalgano sui sacramenti”. Le ragioni puramente organizzative e di gestione interna della banca vaticana, d’altro canto, non lasciano spazio a grossi dubbi. L’Istituto, infatti, ha spiegato che “l’obiettivo è esclusivamente di garantire uguali condizioni di trattamento a tutto il personale dipendente”, così come di evitare “l’insorgere di possibili dubbi di gestione familistica tra la propria clientela o il grande pubblico”.

Niente sentimenti in azienda

Anche se non si trattasse di un’istituzione religiosa che, in linea teorica, dovrebbe incoraggiare il sacramento del matrimonio e la nascita di una nuova famiglia, saremmo ugualmente sorpresi nel vedere tale fermezza nell’amministrazione di una questione puramente sentimentale. Eppure, come racconta Emanuela Zaltron, Consulente, Formatore e Pcc Coach di 300 Grammi, società di consulenza HR, la disincentivazione delle relazioni tra colleghi è tutt’altro che un fenomeno raro: “In Italia ci sono ancora molte aziende dove queste dinamiche sociali sono disincentivate. Spesso persiste l’idea che gli ‘affari privati’ debbano stare fuori dal lavoro e che i sentimenti, tanto più per un/una collega, siano causa di distrazione”. Impedire che relazioni puramente professionali evolvano in altro è però impossibile, soprattutto se consideriamo che il tempo passato all’interno delle mura aziendali è spesso maggiore di qualunque altro. Alcuni studi condotti in periodo post pandemico hanno rivelato, infatti, che oltre il 50% dei tradimenti si consuma all’interno del posto di lavoro. Difficile trovare evidenze che confermino o meno l’effetto deconcentrante temuto da tante aziende, ma di certo c’è il rischio che queste liaison complichino un po’ lo scenario e conducano a una inevitabile sovrapposizione tra vita privata e professionale. E il recente caso del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ne è un chiaro esempio, al di là della complessa specificità dell’episodio. Compito della Direzione del Personale – ma possiamo pure dire dei People manager, come siamo soliti fare anche su Persone&Conoscenze e Risorse umane e non umane – è imparare a gestire anche queste casistiche, evitando che i collaboratori si sentano inibiti, subiscano ulteriori stress o che, peggio ancora, si invischino in situazioni controverse con l’azienda: “Lo stesso sforzo, inoltre, dev’essere fatto dalle imprese stesse. Non ci si può dichiarare inclusivi nella comunicazione esterna e poi scoraggiare i collaboratori ad avere relazioni sentimentali”, commenta Zaltron. Ma d’altra parte, si sa che da certe parti le questioni di diversity, equity e inclusion non sono (ancora) in agenda…  
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