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mercoledì, 17 Settembre, 2025

Addio Reddito: perché Mia piace alle aziende

Dopo soli quattro anni il Reddito di cittadinanza (Rdc), sostegno economico a integrazione dei redditi familiari, sembra destinato ad andare in pensione. Le prime indiscrezioni sono emerse da una bozza di modifica messa a punto dal Ministero del Lavoro a marzo 2023, che però “necessita di un approfondito confronto tecnico con ministeri, enti locali e […]
14 Marzo 2023
Di: Elisa Marasca
14 Marzo 2023

Dopo soli quattro anni il Reddito di cittadinanza (Rdc), sostegno economico a integrazione dei redditi familiari, sembra destinato ad andare in pensione. Le prime indiscrezioni sono emerse da una bozza di modifica messa a punto dal Ministero del Lavoro a marzo 2023, che però “necessita di un approfondito confronto tecnico con ministeri, enti locali e Inps”, ha precisato il Governo.

Il ‘vecchio’ sussidio dovrebbe essere sostituito dalla Misura per l’inclusione attiva (Mia) entro la fine del 2023. Ma che cosa cambia? Le modifiche riguarderebbero l’importo, la durata e i requisiti per accedere. Lato aziende, invece, attualmente non sono previsti grandi mutamenti.

Rimangono alcuni incentivi per le aziende

Sembrano destinati a restare infatti gli sgravi per chi assume una persona che percepisce il Mia. In particolare, la bozza prevederebbe un esonero contributivo totale fino a 8mila euro l’anno per 24 mesi per i contratti a tempo indeterminato, e ridotto del 50% per contratti a termine o stagionali per 12 mesi. Non rientrano nello sgravio i contributi Inail (cioè per il rischio di infortuni e malattia sul luogo di lavoro).

 

 

Come per altri bonus assunzione, è prevista una sanzione per quei datori di lavoro che successivamente provvederanno al licenziamento: se l’occupazione dovesse interrompersi entro i 36 mesi, infatti, l’azienda sarebbe tenuta a restituire interamente l’incentivo fruito. Per ora non sembra cambiare nemmeno la regola per cui i componenti del nucleo che possono lavorare debbano firmare la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, e che il sussidio decada in caso di rifiuto della prima offerta di lavoro congrua.

Le tempistiche e i criteri di accesso potrebbero essere più stringenti

Il contributo economico rimane di massimo 500 euro mensili a persona ma in famiglie ‘non occupabili’ (cioè nel caso in cui ci siano disabili, minori o anziani Over 60), cui si aggiungono le maggiorazioni derivanti dalla scala di equivalenza in base alla struttura famigliare. È prevista infatti una riduzione del 25% di questo importo (quindi 375 euro al mese al massimo) se i componenti del nucleo famigliare sono ‘occupabili’. Si avrà diritto all’assegno se non cambiano le condizioni per 18 mesi rinnovabili nel caso di famiglia con disabili, anziani o minori e, dopo l’attesa di un mese, per altri 12 mesi. Il beneficio si potrà rinnovare ogni 12mesi, attendendo un mese. Per le famiglie senza minori, disabili a anziani il beneficio durerà fino a un anno con la prima domanda.

Per ottenere il sussidio si dovrà essere cittadini italiani o dell’Unione europea (o loro familiari) con diritto di soggiorno permanente, oppure cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno. In questo caso potrebbero cambiare anche i criteri riguardanti gli anni di residenza in Italia (almeno 10 anni nel caso di Rdc, di cui gli ultimi due in via continuativa). La famiglia dovrà avere un Isee non superiore a 7200 euro (per il Rdc attualmente sono al massimo 9.360 euro nei casi in cui il nucleo famigliare risieda in un’abitazione in affitto), con reddito famigliare inferiore a 6mila euro annui moltiplicati per il coefficiente della scala di equivalenza.

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