Torneremo a competere con il Made in Italy?
La legge sul Made in Italy entra in vigore. La data dell’11 gennaio 2024 è destinata a restare impressa nella memoria, perché il provvedimento 206/2023 che tutela, promuove e valorizza la produzione delle eccellenze italiane e il patrimonio culturale nazionale è ora pienamente effettivo. La legge, fortemente voluta dall’attuale Governo, si inserisce in un contesto […]

La legge sul Made in Italy entra in vigore. La data dell’11 gennaio 2024 è destinata a restare impressa nella memoria, perché il provvedimento 206/2023 che tutela, promuove e valorizza la produzione delle eccellenze italiane e il patrimonio culturale nazionale è ora pienamente effettivo. La legge, fortemente voluta dall’attuale Governo, si inserisce in un contesto nel quale la cultura e la creatività italiane sono considerate non solo valori identitari, ma anche un trainante economico: nonostante il difficile contesto geopolitico che stiamo vivendo, secondo i dati di Unioncamere, l’export “Made in Italy” ha superato quota di 600 miliardi di euro. Tutelare e promuovere la creatività significa, quindi, sostenere lo sviluppo economico italiano.
Ma quali sono le principali novità introdotte con la legge sul Made in Italy? In concreto, i 59 articoli del provvedimento spaziano dalla promozione dei diversi settori produttivi con interventi e fondi specifici, all’istituzione della giornata nazionale del Made in Italy (15 aprile) alla promozione della formazione e dell’imprenditoria femminile.
Fondi a sostegno della politica industriale italiana
Per consolidare a livello generale le filiere nazionali, l’aspetto più rilevante della legge sul Made in Italy è l’istituzione del Fondo nazionale del Made in Italy con una dotazione di 700 milioni di euro per il 2023 e 300 milioni di euro per il 2024 (si attende un decreto per definire le condizioni di accesso al fondo). Le iniziative supportate devono essere coerenti con la politica industriale ed economica nazionale e, inoltre, prestare attenzione all’accelerazione della transizione energetica e dell’economia circolare. In ottica inclusiva, nel 2024, sono stati inoltre stanziati 15 milioni di euro per interventi a favore delle imprese a prevalente partecipazione femminile così da ridurre la disuguaglianza di genere. Per promuovere l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e potenziarne le competenze, così da supplire alla difficoltà delle imprese di trovare candidati (secondo il Bollettino Excelsior, indagine sull’occupazione promossa da Unioncamere, il mismatch tra domanda e offerta è del 49,5%, di cui nel 14,3% dei casi proprio per la mancanza di skill adeguate), la legge ha introdotto il liceo del Made in Italy. Tra le materie inserite nel curriculum di studi sono comprese anche quelle Stem (cioè le materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche), su cui l’Italia dimostra un preoccupante ritardo: la Fondazione Agnelli, centro di ricerca delle scienze sociali, ha evidenziato che nel nostro Paese i laureati Stem sono appena il 6,7% contro una media europea del 13%. Il nuovo indirizzo liceale prevede inoltre di rafforzare le competenze trasversali e l’orientamento attraverso la connessione con gli ITS Academy, la formazione terziaria che punta a preparare il personale per rispondere alle sfide attuali delle imprese.La nascita dell’Impresa culturale e creativa
Un’ulteriore novità della legge sul Made in Italy è la disciplina delle imprese culturali e creative (Icc). La denominazione non è nuova, perché era già presente nella legge di Bilancio del 2018, ma ora è definita in modo più articolato e preciso. Si possono qualificare come Icc sia l’impresa, indipendentemente dalla forma giuridica, sia il lavoratore autonomo. La qualifica può essere assunta anche dagli enti del Terzo settore. I requisiti per rientrare nell’Icc sono svolgere, in Italia, un’attività stabile e continuativa nelle varie fasi creative del Made in Italy: “Ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione e gestione di beni, attività e prodotti culturali”. La definizione di quest’ultimi è molto ampia, perché spazia da forme artistiche più tradizionali alla moda, architettura, design e artigianato artistico. Il vantaggio per le aziende è la possibilità di iscriversi a una nuova sezione del Registro delle imprese e accedere, così, a fondi statali. Per rendere maggiormente competitivo il settore culturale e creativo, lo Stato ha, infatti, stanziato a favore delle Icc 3 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2033. Infine, il Ministero della Cultura, insieme con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha stabilito di adottare, ogni tre anni, un decreto ad hoc: il Piano nazionale strategico per la promozione e lo sviluppo delle imprese culturali e creative. Si apre, quindi, con la legge sul Made in Italy una nuova strada per le aziende che vogliono valorizzare la loro creatività e produzione italiana.Categoria: Scenari macroeconomici

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