I nuovi fringe benefit ridefiniscono il welfare aziendale

I lavoratori non hanno (solo) bisogno del denaro
Una soglia di defiscalizzazione così alta dei fringe benefit – è l’accusa mossa alle iniziative del Governo – potrebbe quindi spingere le aziende a preferire questi strumenti di sostegno al reddito, piuttosto che implementare complessi piani di welfare, con il rischio appunto di snaturare quanto era nei propositi del 2016 della legge di Stabilità, che allora aveva rivoluzionato il settore, aprendo di fatto anche un nuovo (e florido) mercato.
Oltre ad Aiwa anche altri esperti si sono posti in modo critico nei confronti delle novità sul welfare. Riccardo Zanon, Avvocato, Consulente del Lavoro e autore del libro Welfare terapia. Rilanciare le aziende e prendersi cura dei collaboratori nell’era del Covid-19 (ESTE, 2020), ha spiegato i limiti delle decisioni governative: “In realtà il welfare aziendale è molto di più e questa norma, se male interpretata dalle aziende, può rappresentare un rischio prima di tutto per loro stesse. Non sempre con i cosiddetti buoni spesa riusciamo ad andare incontro alle esigenze dei dipendenti”. L’esperto ha poi aggiunto: “Prevedere, per esempio, una cassa sanitaria che funziona a differenza di molte contrattuali, permette al lavoratore di avere un risparmio su visite ed esami medici superiore rispetto al costo che le aziende sostengono e che il lavoratore avrebbe sostenuto nel pagarsi le singole visite mediche. Inoltre, molte casse mediche prevedono attività di prevenzione, quindi l’azienda riduce il rischio di malattia e infortunio, quindi i costi”.
Se le imprese dovessero diventare un mero tramite per offrire denaro esentasse ai lavoratori (di per sé un’iniziativa utile), il concetto di welfare aziendale sarebbe inevitabilmente snaturato, finendo con il perdere del tutto il suo senso originario. Certo è che le misure proposte sono limitate al 2022 e, come tali, possono essere lette come funzionali per rispondere a singole esigenze del momento, come ha commentato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, la Ministra del Lavoro Marina Calderone, lasciando intendere che il tema è destinato a esser ripreso nei prossimi mesi di governo. Tuttavia, l’orizzonte economico per il 2023 non sembra essere così positivo e, forse, è lecito aspettarsi che le misure sul welfare aziendale possano essere prolungate. È già successo nel recente passato. E potrebbe succedere di nuovo, con buona pace del ruolo che lo Stato si era immaginato per il welfare aziendale.

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