Telegram, chi è il responsabile dei contenuti?
Nella storia dell’avanzata tecnologica, nessun proprietario di piattaforma è mai stato arrestato. Almeno fino alla sera del 24 agosto 2024, quando Pavel Durov, fondatore di Telegram è stato fermato a Parigi per i reati di pedofilia, pedopornografia e traffico di droga verificatisi proprio sulla piattaforma di messaggistica istantanea. La notizia ha sollevato l’allarme delle big […]

Nella storia dell’avanzata tecnologica, nessun proprietario di piattaforma è mai stato arrestato. Almeno fino alla sera del 24 agosto 2024, quando Pavel Durov, fondatore di Telegram è stato fermato a Parigi per i reati di pedofilia, pedopornografia e traffico di droga verificatisi proprio sulla piattaforma di messaggistica istantanea. La notizia ha sollevato l’allarme delle big tech e degli esperti intorno a una domanda: qual è la responsabilità del proprietario dello strumento tecnologico di fronte a contenuti prodotti degli utenti?
Allontanandosi dal caso specifico e dallo scenario politico a esso collegato, si può ottenere la risposta solo rileggendo la regolamentazione europea. A chiarirlo è Edoardo Raffiotta, Professore di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca: “Il proprietario della piattaforma non è responsabile dei contenuti prodotti, salvo che non venga a conoscenza di condotte illecite. Solo a quel punto ha la responsabilità di attivarsi e di interromperle, oltre che di collaborare con le autorità”,
La normativa a cui rimanda Raffiotta è il Digital services act (Dsa), regolamento europeo sui servizi digitali approvato il 5 luglio 2022. Il principio di base è consentire che ciò che è illecito offline lo sia anche online. Grazie alle norme, gli utenti possono segnalare contenuti, beni o servizi illegali, ricevere maggiore protezione in caso di molestie e bullismo online, godere di trasparenza in materia di pubblicità (sono vietati determinati tipi di pubblicità che utilizzano dati sensibili o dati dei minori) e basarsi su meccanismi di reclamo facili da usare.
“Grazie a questo regolamento, si può intervenire con sanzioni pecuniarie che vanno a colpire il provider della piattaforma che non collabora, ma soprattutto perseguire i diretti responsabili delle condotte illecite”, spiega il docente. Una precisazione che fa cessare le incomprensioni: “Il fatto, ventilato da qualcuno, che il Dsa abbia portato all’arresto dell’Amministratore Delegato di Telegram non è corretto, perché il singolo è sempre il responsabile del contenuto”. Vista la normativa, anche l’eventuale allontanamento delle big tech dall’Unione europea, perché timorose di una eccessiva regolamentazione, pare ridimensionarsi. “È una retorica che circola ogni volta che si discute di una nuova normativa, ma non è un reale scenario”, conclude Raffiotta.
Categoria: Dal mercato

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