Disconnessione, un diritto solo a parole
Basta una notifica a vanificare tutti gli sforzi. Mantenere un confine chiaro tra vita privata e lavoro non è mai stato semplice, ma con la diffusione del lavoro da casa l’impresa sembra diventata impossibile. E il primo segnale d’allarme arriva direttamente sullo smartphone. A qualsiasi ora. Uno studio condotto su 3 milioni di lavoratori in […]

Basta una notifica a vanificare tutti gli sforzi. Mantenere un confine chiaro tra vita privata e lavoro non è mai stato semplice, ma con la diffusione del lavoro da casa l’impresa sembra diventata impossibile. E il primo segnale d’allarme arriva direttamente sullo smartphone. A qualsiasi ora.
Uno studio condotto su 3 milioni di lavoratori in Nord America, Europa e Medio Oriente ha individuato una “crescita significativa e duratura” sia nel numero medio di email inviate internamente sia nel numero di destinatari dei messaggi. Misurando il tempo intercorso in media tra la prima e l’ultima mail inviata o tra il primo e l’ultimo meeting a cui si è preso parte nell’arco delle 24 ore, i ricercatori hanno concluso che, dall’inizio della pandemia, la durata media della giornata lavorativa si è estesa di 48,5 minuti.
Disattivare le notifiche ed evitare di controllare le mail dopo una certa ora aiuterebbe a ristabilire confini più precisi. Tuttavia, il flusso continuo di comunicazioni – email, telefonate, messaggi e chat di gruppo – è soltanto un sintomo del problema. La vera questione è un’altra: nell’attuale mondo del lavoro esiste l’aspettativa concreta di avere lavoratori always on e sempre disponibili per l’azienda.
Una battaglia comune a tutta Europa
In Italia, la Legge 81/2017 sul lavoro agile ha riconosciuto il diritto alla disconnessione del dipendente, rimandando agli accordi inviduali. “L’accordo individua i tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro”, si legge nel testo della normativa. Nel Regno Unito, Prospect, il sindacato che rappresenta ingegneri, manager, scienziati e altri specialisti del settore pubblico e privato, punta ad andare oltre il mero riconoscimento del diritto alla disconnessione. Secondo la proposta – che ha ricevuto il supporto del Partito Laburista come parte di un pacchetto di misure per proteggere il lavoro flessibile – le aziende con oltre 50 dipendenti dovrebbero essere obbligate a negoziare annualmente con dipendenti e sindacati un piano per la gestione delle attività da svolgersi al di fuori dell’orario di lavoro, rimettendone poi a ciascuna impresa l’applicazione concreta. Una battaglia che sembra comune a tutta Europa. A febbraio 2021, il Parlamento europeo ha chiesto di riconoscere il diritto alla disconnessione come diritto fondamentale. La Slovacchia ha introdotto una legge in materia nel 2020, mentre l’Irlanda ha varato ad aprile 2021 un codice di condotta, richiedendo non solo un impegno proattivo sul tema, ma anche revisione, formazione e verifiche di conformità. Fonte: The Guardian
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