Il futuro dimenticato di chi non può fare Home working
Il Covid-19 non ha decretato la fine degli uffici. Ma cosa ne sarà degli altri spazi di lavoro? Una volta metabolizzata la rivoluzione dell’Home working e fatti i conti con il perdurare della pandemia, sembra ormai chiaro che il Covid-19 non abbia decretato la fine degli uffici. Le persone avvertono la mancanza delle chiacchiere con […]

Il Covid-19 non ha decretato la fine degli uffici. Ma cosa ne sarà degli altri spazi di lavoro?
Una volta metabolizzata la rivoluzione dell’Home working e fatti i conti con il perdurare della pandemia, sembra ormai chiaro che il Covid-19 non abbia decretato la fine degli uffici. Le persone avvertono la mancanza delle chiacchiere con i colleghi e del confronto in presenza, trovano spesso estenuante il continuo ricorso a videocall e altri strumenti di collegamento da remoto e temono la perdita del senso di comunità tipico di chi si ritrova a condividere lo stesso spazio fisico di lavoro.
Il futuro dei cosiddetti colletti bianchi sarà, dunque, caratterizzato da un alternarsi di casa e ufficio. Ma cosa ne sarà, invece, degli altri spazi di lavoro? Mentre si è registrata una diffusa riflessione sul futuro dell’ufficio, minore attenzione è stata dedicata alla cultura e alla qualità dei luoghi in cui operano tutti coloro che non svolgono un lavoro intellettuale o comunque ‘remotizzabile’, così come poco si è parlato dell’esigenza che anche questi spazi cambino nell’arco dei prossimi anni.
La richiesta pressante di una riflessione in proposito arriva dalle colonne del Financial Times. Il quotidiano economico rileva, infatti, come negozi ed esercizi commerciali, fabbriche e plant produttivi non possano essere abbandonati da un giorno all’altro, ma siano anche i luoghi in cui spesso più facile è stato il contagio.
Nel Regno Unito i maschi blue collar hanno una probabilità due volte maggiore del resto della forza lavoro inglese di ammalarsi e morire di Coronavirus. E i lavoratori statunitensi con i redditi più bassi sono quattro volte più a rischio di perdere il lavoro rispetto a quanti guadagno le cifre più alte. Le due statistiche, per la testata inglese, non sarebbero che la conseguenza dell’incapacità di immaginare un modo diverso di lavorare anche nelle fabbriche.
Fonte: Financial Times

Addio a Giorgio Armani, Re della moda
È morto oggi, a 91 anni, Giorgio Armani, figura di riferimento nel mondo dell’alta moda e padre dell’omonima maison, fondata esattamente 50…

Turani, l’ex Direttore Editoriale della ESTE nel Famedio di Milano
È stato Vicepresidente e Direttore Editoriale della casa editrice ESTE (l’editore anche del nostro quotidiano). E ora è stato inserito nel…

ESTE+, la nuova dimensione della crescita professionale
Oltre 60 anni di esperienza nella produzione di contenuti di cultura d’impresa al servizio di imprenditori e manager. Dalla fine degli Anni…

App ESTE, un grande successo di pubblico
In pochi mesi dal lancio di aprile 2023, l’App ESTE ha già raggiunto numeri notevoli: 41mila schermate visualizzate, circa 700 download e 2mila…