Star bene sul lavoro è una questione mentale
Otto su 10 cambierebbero lavoro per un’azienda più attenta alla salute mentale. Non è solo questione di retribuzione o tempo libero. Stare bene sul lavoro significa prima di tutto riuscire a preservare e migliorare il proprio benessere mentale. La forza lavoro di oggi, a lungo costretta a operare da remoto e in situazioni di isolamento, […]
Otto su 10 cambierebbero lavoro per un’azienda più attenta alla salute mentale.
Non è solo questione di retribuzione o tempo libero. Stare bene sul lavoro significa prima di tutto riuscire a preservare e migliorare il proprio benessere mentale. La forza lavoro di oggi, a lungo costretta a operare da remoto e in situazioni di isolamento, ne è convinta: il 75% dei dipendenti statunitensi ha sofferto di ansia e stress sul lavoro a causa della pandemia da Covid-19 o di altri eventi recenti. E otto persone su 10 sarebbero pronte a lasciare la propria occupazione attuale per lavorare in un’azienda che presti maggiore attenzione alla salute mentale delle proprie persone.
Sono i risultati di una ricerca condotta da Telus International su 1.000 lavoratori americani in occasione del World Mental Health Day, la giornata dedicata alla salute mentale che ricorre ogni anno il 9 ottobre. Secondo i ricercatori, il Coronavirus ha generato una crescita dei livelli di stress, ansietà e incertezza, sia tra i dipendenti che lavorano da remoto sia tra i manager e i leader d’azienda.
Quattro lavoratori su cinque trovano difficile staccare davvero la sera. La metà degli intervistati ha preso un giorno per concentrarsi sul proprio benessere mentale mentre lavorava da casa e quasi tutti (97%) sono d’accordo che godersi qualche giorno di ferie sia necessario per ricaricare le energie anche se si è lontani dall’ufficio. Se un lavoratore su due ha riscontrato difficoltà nel prendere sonno, ben il 45% ammette di sentirsi meno bene a livello mentale da quando ha iniziato a lavorare da casa.
Per evitare che stress e ansia producano effetti negativi sulla produttività, i ricercatori suggeriscono che siano le aziende stesse a prendere in carico la salute mentale delle proprie persone, così come richiesto dal personale intervistato. A cominciare da un cambio di approccio al problema. Quello giusto, secondo la ricerca, si riassume nell’espressione inglese out of sight, top of mind: ciò che non è immediatamente visibile – i dipendenti che non si trovano più in ufficio, ma anche le loro difficoltà personali – dovrebbe essere in cima alla lista delle priorità.
Fonte: Forbes

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