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giovedì, 18 Settembre, 2025

Il digitale si uniforma al reale: tutti in coda e distanziati

“Andrà tutto male”, hanno profetizzato alcune cassandre di casa nostra, ribaltando lo slogan che ci ha accompagnato nella prima parte della fase 1 dell’emergenza coronavirus. E lo scenario che stiamo vivendo sembra dare loro ragione. Per capire che non è andato tutto bene non ci sono solo i numeri della pandemia: nel mondo sono oltre […]
29 Aprile 2020
Di: Dario Colombo
29 Aprile 2020
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“Andrà tutto male”, hanno profetizzato alcune cassandre di casa nostra, ribaltando lo slogan che ci ha accompagnato nella prima parte della fase 1 dell’emergenza coronavirus. E lo scenario che stiamo vivendo sembra dare loro ragione. Per capire che non è andato tutto bene non ci sono solo i numeri della pandemia: nel mondo sono oltre 3 milioni le persone contagiate, con circa 220mila morti (di cui più di 27mila in Italia). A questi dati drammatici, si aggiunge una mancanza di un piano industriale per il rilancio del Paese a fronte di previsioni di un calo del Pil tra l’8 e il 10% (dati Confindustria). Ma non solo. Nell’era Covid-19 la tecnologia ha consentito a tanti (non tutti) di continuare la propria attività lavorativa e di costruirsi una nuova normalità. Abbiamo preso confidenza con le piattaforme per le videoconferenze, prendendo a prestito gli strumenti di lavoro per organizzare persino gli incontri con familiari e amici. Nell’era dell’on demand e del ‘tutto subito’ il digitale ha saputo esaudire ogni richiesta in tempo reale, segnando una netta differenza con quanto accadeva nel mondo analogico, ricostruito con code davanti ai supermercati e distanza di sicurezza.

Finita l’illusione, la realtà è ben diversa

Finché abbiamo scoperto che la tecnologia è riuscita ad adeguarsi al reale, prendendo a prestito il lato peggiore, mettendoci in coda anche nella vita digitale. Un esempio? Il sito dell’Inps, finito sotto accusa a inizio aprile 2020 per i problemi di funzionamento alla piattaforma per la richiesta del bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi per affrontare l’emergenza coronavirus (sul disservizio il Presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale Pasquale Tridico ha chiesto scusa, parlando di “attacchi informatici” e di “un afflusso enorme di utenti”), ha contingentato gli accessi. Dal 27 aprile, uno tra i pochi sportelli di dialogo con il cittadino ha deciso che l’accesso ai servizi telematici è contingentato dal lunedì al venerdì, in base a orari giornalieri, come si legge sul sito dell’Inps (accesso libero il sabato e la domenica: dalle 8 alle 13 accesso a Patronati e Intermediari abilitati; dalle 13 accesso per i cittadini). Ci siamo illusi che il digitale ci avrebbe fatto percorrere autostrade senza traffico per raggiungere ogni luogo e ottenere ogni servizio. Il bagno di realtà ci ha svegliato nello scenario nel quale è già andato tutto male.
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