Il disimpegno civile genera mostri
Sono tempi particolarmente complicati. Forse i peggiori per la nostra giovane Repubblica. Stiamo affrontando la seconda ondata pandemica che poteva – doveva? – essere, oltre che prevista, gestita con maggiore capacità organizzativa. Ma lo scenario è il risultato delle scelte di chi ci governa (o ogni livello), ossia di coloro i quali sono stati scelti […]

Sono tempi particolarmente complicati. Forse i peggiori per la nostra giovane Repubblica. Stiamo affrontando la seconda ondata pandemica che poteva – doveva? – essere, oltre che prevista, gestita con maggiore capacità organizzativa. Ma lo scenario è il risultato delle scelte di chi ci governa (o ogni livello), ossia di coloro i quali sono stati scelti per questo impegnativo compito. Scelti non dalla divina provvidenza o per discendenza dinastica di medioevale memoria, ma eletti dal popolo con libere e democratiche elezioni.
Per anni si è gridato alla rottamazione della Casta. Oggi che nella Casta da rottamare siedono tanti rottamatori, la questione è stata archiviata. Perché? Perché ‘finalmente’ i nostri rappresentanti sono la fotografia di ciò che siamo e del dilagante disimpegno civile ormai arrivato a tutti i livelli della società. Per la verità siamo decisamente meglio, ma sembra che nessuno sia interessato a dirlo o a fare qualcosa per ricordarlo. Dov’è finita, per esempio, la classe imprenditoriale mentre i ‘nostri simili’ finivano al potere? Non ci si lamenti se le scelte di disimpegno civile oggi presentano un conto che non è più rinviabile.
Nel suo editoriale, il GuastafESTE ricorda il ruolo di Confindustria nella storia e si chiede come sia possibile essere arrivati all’attuale decadenza degli imprenditori, ben rappresentata dal fatto che l’associazione è passata dall’essere guidata dai grandi industriali ai piccoli imprenditori, diventati i protagonisti dell’ultima stagione di Viale dell’Astronomia.
Quello del GuastafESTE è un punto di vista: Parole di Management vuole aprire il dibattito con l’obiettivo di ospitare la replica di Confindustria e dei suoi imprenditori. Ma tutta la comunità imprenditoriale è chiamata a esprimersi e il nostro quotidiano si candida come mezzo per veicolare il confronto.
Categoria: Editoriale

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