L’inefficienza burocratica e la donna che si fingeva incinta per non lavorare
Se fino a ieri ci siamo indignati per i furbetti del cartellino e abbiamo dovuto attendere quasi cinque anni perché la giustizia certificasse la possibilità di timbrare (anche) in mutande, oggi dobbiamo rivedere il nostro personale borsino dell’indignazione. Arriva da Roma la notizia che una donna avrebbe percepito oltre 100mila euro dall’Inps sostenendo di aver […]

Se fino a ieri ci siamo indignati per i furbetti del cartellino e abbiamo dovuto attendere quasi cinque anni perché la giustizia certificasse la possibilità di timbrare (anche) in mutande, oggi dobbiamo rivedere il nostro personale borsino dell’indignazione.
Arriva da Roma la notizia che una donna avrebbe percepito oltre 100mila euro dall’Inps sostenendo di aver avuto 16 gravidanze, tutte a rischio. Secondo quanto ha raccontato Il Messaggero, la donna avrebbe avuto quattro figlie e 12 aborti. Che c’è di strano? Le quattro figlie sono state regolarmente registrate all’anagrafe con nome e cognome, ma sembrerebbe che non siano mai nate. Come sia stata possibile la registrazione resta un mistero. E, come giustamente fa notare anche il quotidiano romano, accertare gli aborti è più complicato.
Il sospetto della truffa, che rischia di trasformarsi in certezza, però, viene dal fatto che nonostante la donna non avesse più un lavoro dal 2000, ha continuato a inviare certificati di maternità a rischio, ottenendo gli assegni. In pratica, le gravidanze sarebbero state simulate, ma i soldi incassati erano veri. In attesa degli accertamenti da parte dei Carabinieri del Comando per la tutela del lavoro, che si sono insospettiti valutando la situazione lavorativa e previdenziale della donna, ci si chiede perché nessuno all’Inps si sia mai accorto che ci fosse qualcosa di strano.
In un Paese dove la fecondità è di 1,29 figli per donna (fonte Istat, 2018) a chiunque sarebbe venuto, se non il sospetto, almeno la curiosità di approfondire il caso. E non sarebbe stato difficile, al di là delle reali condizioni delle donna ancora da accertare, scoprire che per lo meno non fosse alle dipendenze di alcuna azienda. Da lì, magari, il caso sarebbe stato approfondito… Tuttavia, l’Inps, senza curarsene, le ha versato quanto spetterebbe (giustamente) a una donna nel suo status per 20 anni.
Se ci siamo divertiti con il personaggio di Adelina Sbaratti, la venditrice abusiva di sigarette interpretata da Sophia Loren in Ieri, oggi e domani, che per non essere arrestata ricorreva a una lunga serie di maternità (a ispirare il regista Vittorio De Sica fu la vera storia della contrabbandiera napoletana Concetta Muccardi, che ebbe 19 gravidanze e divenne madre di sette figli), con la vicenda di Roma non possiamo che indignarci. Non solo per quanto avrebbe fatto la donna, piuttosto perché viviamo in un Paese nel quale per 20 anni nessuno nella macchina burocratica s’è accorto di niente. Si ipotizza l’aiuto di qualcuno, ma l’Arma non ha trovato complici e quindi si ritorna all’inefficienza burocratica. Che, alla fine, ricade sulle nostre tasche.
Categoria: Editoriale

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