Gruppo Amadori: il social network come relazione diretta con il cliente
Quella del Gruppo Amadori in ambito social network è un’esperienza che parte dalla pianificazione di una digital strategy costruita a quattro mani dalle funzioni marketing e Ict. Per fare questo sono state portate a fattor comune risorse economiche (budget) e persone, con l’obiettivo di formare le giovani risorse che si occupano dei temi ‘social’ e […]
Quella del Gruppo Amadori in ambito social network è un’esperienza che parte dalla pianificazione di una digital strategy costruita a quattro mani dalle funzioni marketing e Ict. Per fare questo sono state portate a fattor comune risorse economiche (budget) e persone, con l’obiettivo di formare le giovani risorse che si occupano dei temi ‘social’ e inserirle in una task force dedicata. “Lo abbiamo fatto seguendo la logica dell’alchimista – dice Gianluca Giovannetti, Direttore Sistemi e Organizzazione di Amadori – : formando cioè i giovani su competenze che vanno ben oltre le skill tecniche e manageriali classiche. Questo metodo sta ottenendo ottimi risultati, perché favorisce una sorta di ‘fertilizzazione’ delle competenze tra i dipendenti (un mix tra tecnologia e marketing)”.
Conoscere il cliente
Il consumatore finale. Chi è costui? Conosciamo i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue aspettative sui prodotti? Amadori ha deciso di non farsi sfuggire le opportunità offerte dal fiume in piena delle nuove tecnologie e ha così deciso di infrangere il muro che delimitava i confini dell’azienda con il mondo esterno. Attraverso l’esperienza del social network ha così incontrato e conosciuto in maniera più approfondita i suoi clienti. “Abbiamo iniziato a innescare una serie di iniziative progettuali che individuavano nel digital marketing il loro fil rouge – spiega Giovannetti –. Si è trattato di iniziative che hanno avuto diverse finalità: dall’ingaggio, al dialogo, al gioco. La nascita della community ci ha rivelato tutta l’importanza del rapporto diretto e bi-direzionale con il consumatore”. Una svolta epocale per le aziende dell’industria, abituate da sempre a mantenere rapporti diretti solo con i propri fornitori o con il canale di distribuzione.
Il ritorno sugli investimenti? Una sfida culturaleIn quest’ultimo periodo l’azienda si sta prodigando per la misura dei risultati raggiunti attraverso le iniziative lanciate. “Altrimenti – commenta Giovannetti – si rischia di essere travolti dall’euforia dei nuovi temi senza pianificare una strategia di intervento, e soprattutto si rischia di associare il fenomeno social network solo a un trend di comportamento degli utenti. Oggi siamo nella fase di identificazione degli indicatori da monitorare”. I temi trattati nei social network rompono per definizione gli schemi, ribaltano i paradigmi, e proprio per questo hanno un forte impatto anche al di fuori di un perimetro di tematiche definite a priori. “Per ogni iniziativa cerchiamo di valutare l’interesse generato nei confronti degli utenti: la partecipazione, la condivisione, la propensione alla viralità delle nostre iniziativa è tutta espressione della brand awareness e reputation. Una misura qualitativa, che stiamo cercando sempre più di razionalizzare”, sostiene Marco Magnaghi, Business Innovation Manager. Si va scoprendo, per esempio, l’importanza di un patrimonio informativo che non è di proprietà dell’azienda, come quello che si trova sul web, una montagna di informazioni che non è sempre facile integrare con la rigidità dei dati aziendali. “Bisogna accettare questa sfida lanciata dall’immenso volume di dati che ogni giorno troviamo in rete, una sfida che a mio avviso è tutta ‘culturale’ – dice Giovannetti – perché bisogna essere capaci di integrare le informazioni presenti sul web con quelle già parte del patrimonio aziendale”.
Rischi e imprevisti: abbandonare al più presto la fase ‘pilota’

Categoria: Fabbrica
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