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domenica, 21 Settembre, 2025

HPE investe sulle PMI nel solco della sicurezza

La costante evoluzione del ruolo dell’IT, passato da strumento a supporto del business, richiede alle organizzazioni di ogni dimensione la capacità di operare in modo più rapido e agile. Spesso però le Piccole e medie imprese non riescono a tenere il passo con l’innovazione a causa di disponibilità economiche ridotte o per problemi legati al […]
11 Febbraio 2018
Di: Redazione
11 Febbraio 2018
La costante evoluzione del ruolo dell’IT, passato da strumento a supporto del business, richiede alle organizzazioni di ogni dimensione la capacità di operare in modo più rapido e agile. Spesso però le Piccole e medie imprese non riescono a tenere il passo con l’innovazione a causa di disponibilità economiche ridotte o per problemi legati al personale. HPE ha annunciato una nuova gamma di infrastrutture in grado di abilitare le PMI a incrementare le performance, riducendo i rischi, senza costi aggiuntivi. Stefano Venturi, Corporate VicePresident e Amministratore Delegato Hewlett Packard Enterprise Italia, durante l’evento HPE New Compute Experience a Milano, ha delineato le tre sfide che le imprese italiane devono affrontare nel breve periodo: “Il confine tra l’interno e l’esterno è sempre più liquido, anche i data center devono adeguarsi, così come le aziende devono convincersi a passare a soluzioni ibride. La seconda sfida è l’Intelligent Edge computing, ovvero la raccolta e l’elaborazione dei dati già in periferia, dove è possibile trasformarli rapidamente in azioni. La terza è abilitare i partner a essere dei facilitatori per guidare le PMI nel passaggio al digitale”. Proprio per favorire quest’ultimo punto, HPE ha investito in Italia 10 milioni di euro nel progetto HPE Innovation-Lab: “Crediamo che sia necessario diffondere la cultura digitale, per questo in nove regioni abbiamo costruito, in collaborazione con i nostri partner, dei laboratori della conoscenza. Lavoriamo per creare un ecosistema”, ha spiegato Venturi. Proprio affinché questa rete possa includere quante più persone possibile in HPE sono stati avviati altri progetti: “Abbiamo programmi di alternanza scuola lavoro, ma abbiamo pensato anche a laboratori per gli adulti, per acquisire competenze digitali, spendibili nel mondo del lavoro”, ha aggiunto.

Sì al passaggio al digitale, ma puntando sulla sicurezza

Cultura digitale è sinonimo di maggiore sicurezza, problema ancora di grande importanza nel nostro Paese, come rivelano i dati raccolti da Clusit, Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica. All’evento HPE è stato invitato Gabriele Faggioli, Presidentedi Clusit, che ha raccontato come sono cambiati gli attacchi informatici: “ Siamo passati al sabotaggio e allo spionaggio, rispetto all’hackeraggio. Dietro queste azioni si nascondono criminali che chiedono cifre molto alte in riscatto. Le vittime ‘predilette’ sono le aziende del Retail che per la loro natura hanno necessità di preservare i dati. Le soluzioni in cloud potrebbero essere un valido supporto per arginare il fenomeno”, spiega. Non è un caso che all’evento sia stato invitato Faggioli tra i relatori, perché, come ricorda Venturi, la sicurezza è una priorità per tutti i clienti HPE, proprio per questo motivo l’azienda sostiene le PMI nel prevenire qualunque tipo di attacco che potrebbe interromperne il business, grazie alle caratteristiche di sicurezza dei server della gamma Generazione10: ProLiant ML110 Gen10,ProLiant ML350 Gen10 e ProLiantDL580 Gen10 che garantiscono la protezione contro gli attacchi diretti al firmware. HPE ritiene siano la scelta ideale per le PMI in crescita, che hanno le sedi aziendali o i distaccamenti in zone periferiche. I server Gen10, secondo l’azienda, “aiutano le PMI a raggiungere un miglioramento delle prestazioni che va dal 21% al 71%”.HPE è stata la prima società a reagire agli attacchi informatici sviluppando un sistema di sicurezza integrata su chip in silicio che impedisce ai server di eseguire il codice firmware compromesso. La tecnica sviluppata da HPE implementa la sicurezza direttamente all’interno del chip creando su silicio un’impronta ‘digitale’ immutabile che impedisce ai server di avviarsi se non vi sia corrispondenza tra l’impronta e il firmware. “Le nostre macchine hanno la capacità di auto valutarsi e di tornare allo stato precedente all’attacco, sfruttando algoritmi avanzati” ha spiegato Fabio Tognon Data CenterSales Manager di HPE.
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