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domenica, 21 Settembre, 2025

Lo sviluppo industriale per rilanciare il Paese

Lo sviluppo industriale dovrebbe essere una priorità. Ma nelle ulti­me settimane la sensazione è che il senso di urgenza sia catalizzato da altre questioni. Dare maggiore dignità alle classi più deboli è un proponimento virtuoso, però non ci dobbiamo dimenticare che sostenere le politiche industria­li ha un effetto su crescita e occupa­zione. Non immediato, d’accordo, […]
29 Agosto 2018
Di: Redazione
29 Agosto 2018
Lo sviluppo industriale dovrebbe essere una priorità. Ma nelle ulti­me settimane la sensazione è che il senso di urgenza sia catalizzato da altre questioni. Dare maggiore dignità alle classi più deboli è un proponimento virtuoso, però non ci dobbiamo dimenticare che sostenere le politiche industria­li ha un effetto su crescita e occupa­zione. Non immediato, d’accordo, ma misurabile nel lungo periodo. E poi c’è la questione del nostro debito, di cui nessuno parla, ma intanto cresce. Ci sono misure che si possono adottare, come spiega il Presidente di Confindustria nell’in­tervista di copertina di Sistemi&Impresa. La spesa corrente sale, gli investi­menti pubblici scendono bloccando la crescita, ora a poco più dell’1%, e intanto lo stock del debito aumenta e prima o poi scoppierà costringendoci a pesanti ristrutturazioni, e allora sì che ci sarà da ridere! Quindi, di cosa ha bisogno il nostro Paese? Di politi­che urlate contro nemici inesistenti o di sostegni concreti allo sviluppo? Il momento è delicato. Sono trascor­si 24 mesi dal primo Piano Industria 4.0 e siamo di fronte a un evidente rischio: non sono più le piccole im­prese che faticano a sopravvivere, ma sono a rischio di estinzione le aziende che restano ai margini degli ecosistemi di innovazione, fuori dai sistemi distrettuali, lontani dai cen­tri di competenza dove si fa ricerca e si condivide innovazione. Certo, le piccole imprese tendono a faticare di più nel processo di adozione delle tecnologie digitali e per questo vanno accompagnate, tuttavia ora diventa fondamentale la capacità di utilizzare in modo strategico gli strumenti tec­nologici. Come spieghiamo nell’arti­colo degli Scenari macroeconomici, una accelerazione nella riconfigura­zione dei sistemi produttivi manifat­turieri può concretizzarsi solo all’in­terno di un sistema virtuoso nel quale imprese, centri di ricerca e istituzioni lavorano in un regime collaborativo. I tempi corrono veloci. La fatturazio­ne elettronica sta diventando l’uni­ca modalità possibile di emissione delle fatture: processi e prassi ope­rative dovranno essere ridisegnati e adeguati cercando di sfruttare al meglio tutte le opportunità. Dedi­chiamo un ampio dossier, diviso in due puntate (la seconda parte sul numero di Settembre), a un proces­so che può diventare totalmente di­gitale dando corpo al sogno dell’uf­ficio paperless. Ma va gestito. Il digitale è entrato a gamba tesa anche nella manutenzione, ormai diventata una ‘scienza’. Scordia­moci le sostituzioni dei componenti per entrare nella ‘data driven main­tenance’, dove modelli matematici e statistici guidano i manutentori nell’adozione di un punto di vista basato sui dati. Per questo trasfor­mare dati in informazioni grazie a soluzioni di Business Intelligence è diventato fondamentale. L’Italia è un Paese meraviglioso, popolato da imprenditori che han­no compreso le potenzialità del di­gitale molto prima che le istituzioni puntassero i riflettori sul 4.0. Cor­reva l’anno 2000 quando l’azienda iGuzzini ha iniziato a sviluppare so­luzioni di produzione intelligenteImprese così hanno bisogno di con­tinuità e di dibattiti seri sul futuro e sulla competitività del sistema. Già si fa molta fatica a giocare, se cambiano continuamente le regole finisce che non ci si diverte più.
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