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sabato, 20 Settembre, 2025

Modelli di produzione sostenibile. Benefici ambientali e meno costi

L’ecologia industriale mira alla transizione verso un sistema industriale circolare, in cui gli scarti generati dai processi produttivi sono riutilizzati all’interno del sistema industriale, generando una relazione simbiotica tra processi produttivi. Le attuali dinamiche sul fronte del consumo di risorse naturali e della produzione di rifiuti a livello mondiale impongono una seria riflessione su quanto – e per […]
2 Febbraio 2017
Di: Redazione
2 Febbraio 2017
L’ecologia industriale mira alla transizione verso un sistema industriale circolare, in cui gli scarti generati dai processi produttivi sono riutilizzati all’interno del sistema industriale, generando una relazione simbiotica tra processi produttivi. Le attuali dinamiche sul fronte del consumo di risorse naturali e della produzione di rifiuti a livello mondiale impongono una seria riflessione su quanto – e per quanto tempo ancora – gli attuali modelli di produzione e consumo siano sostenibili. I dati diffusi da ONU e Banca Mondiale rivelano infatti uno scenario allarmante. L’attuale tasso di consumo di risorse naturali è il più elevato mai raggiunto nella storia. Ciò rivela che l’aumento dell’efficienza produttiva di cui il sistema industriale si è reso protagonista negli ultimi decenni e su cui continua imperterrito a investire non è sufficiente a compensare l’effetto del sempre maggior consumo di beni, dovuto al repentino aumento della popolazione mondiale (cresciuta del 13% negli ultimi dodici anni) e dei tassi di consumo pro capite. Le risorse naturali sono input essenziali per i processi produttivi necessari a sostenere il nostro attuale tenore di vita; tuttavia il loro eccessivo consumo favorisce il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità degli ecosistemi naturali. Inoltre, come conseguenza dell’elevato consumo di beni, ogni anno vengono prodotti 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani, il 60% dei quali viene smaltito in discarica. Le discariche sono una delle principali cause di inquinamento delle falde acquifere, nonché responsabili per elevate emissioni di metano e altre sostanze inquinanti per l’aria. La produzione e il consumo di beni sono oggi sorretti in gran parte da un sistema take-makedispose. Si tratta di un sistema lineare caratte rizzato da quattro fasi in serie: estrazione delle materie prime, produzione, consumo dei beni e loro smaltimento in discarica a fine vita utile. In discarica finiscono anche gli scarti generati dai processi produttivi. A fronte della situazione attuale, le prospettive di crescita della popolazione mondiale (l’attuale tasso annuo di crescita si attesta all’1,8%) e del tasso di produzione dei rifiuti (+100% entro il 2025, in parte dovuto al fatto che paesi in via di sviluppo rivendicano – a pieno titolo, a parere di chi scrive – l’adozione di stili di vita “occidentalizzati”, caratterizzati da maggiori tassi di consumo pro capite rispetto agli attuali) impongono scelte strategiche sui modelli di produzione che si intende sostenere. In particolare, è necessario adottare sistemi in grado di integrare la sostenibilità ambientale con l’aumento del benessere, dissociando il degrado ambientale dallo sviluppo economico. L’adozione di tali sistemi richiede di affrontare allo stesso tempo due grandi sfide: ridurre la quantità di materie prime utilizzate dal sistema produttivo e la quantità di rifiuti smaltiti in discarica, senza però inficiare in alcun modo l’attuale tenore di vita. Per leggere l’articolo completo (totale battute: 24000 circa) – acquista la versione .pdf scrivendo a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434419)
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