Wordskills e competività, qual è il futuro dell’istruzione tecnica?

Le Worldskills, evento mondiale di grande impatto avvenuto i giorni scorsi a Lione, come ‘giochi olimpici’ delle professioni, sono arrivare sui media nazionali per la prima volta nella trasmissione Otto e Mezzo di canale Sette. Nella trasmissione sono stati ripresi da Paolo Pagliaro, Giornalista, i contenuti dell’evento con un sostegno alla necessità della ricostruzione della nostra istruzione tecnica. Giunto ormai alla 47esima edizione, l’Italia non ha mai attribuito importanza all’evento, se non la Provincia Autonoma di Bolzano che, in virtù della sua autonomia, accosta al modello di formazione professionale tedesco.
Ha destato attenzione, anche in concomitanza del recente Rapporto Draghi sull’assoluta urgenza di mettere mano al rilancio della competitività dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti e della Cina, a partire dai settori industriali più strategici, che le professioni oggetto di competizione olimpica sono state le più varie, con una ricca presenza di quelle industriali: dall’Industry 4.0, alla Meccatronica, alla Robotica, alla Programmazione e lavorazione delle macchine utensili, all’Additive manufacturing, all’Elettronica e alla Manutenzione industriale. Insomma, di tutti quei mestieri di cui hanno bisogno anche le nostre aziende. Per il settore della meccatronica hanno concorso ben 36 squadre di 36 Paesi.
La parte più preoccupante, che ha evidenziato i punti di debolezza delle competenze del nostro continente e della necessità di provvedere al colmare il gap, così come indicato dalle misure previste da Draghi, la si osserva nel medagliere, dove la Cina ha vinto ben 36 medaglie d’oro, nove d’argento, quattro di bronzo e otto medallion for excellence, di cui la più parte nelle professioni industriali sulle 63 gare di abilità. Colpisce anche, che sullo stesso podio dei cinesi sono saliti frequentemente Giappone e Corea del Sud. Nel caso poi delle professioni riguardanti la Meccatronica – il settore più importante per il nostro export comprendendo il Made in Italy della meccanica strumentale – i primi sei posti, con in testa la Cina, sono occupati dai paesi asiatici, mentre solo al settimo, ottavo e nono posto troviamo la Svizzera, l’Austria e la Germania. Tra l’altro, per confermare il primato e l’attivismo degli asiatici, la Cina ospiterà la 48a WorldSkills Competition a Shanghai nel 2026 e successivamente, nel 2028, toccherà al Giappone.
Se noi affidiamo le nostre speranze all’applicazione del Rapporto Draghi per far crescere le nostre competenze da introdurre nelle sfide che ci attengono, gli asiatici, a partire dalla Cina e a seguire dal Giappone, hanno, invece, già pronte le contromosse da applicare alle misure previste.
Pagliaro ha concluso il suo intervento affermando che, nei giorni in cui si tenevano le Worldskills, a Roma si discuteva sempre più del fantomatico liceo del Made in Italy, mitico marchio destinato a un rapido declino se non ci si affretta a ricostruire l’istruzione tecnica, come indicato nel mio libro Ricostruire l’istruzione tecnica (Guerini, 2024). Insomma, ha sostenuto l’importanza dei concetti del libro, così come avevamo discusso anche in Ambrosianeum a Milano, assieme a Chiara Lupi, Patrizio Bianchi e Fabio Pizzul.

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