Se l’interesse del Padrone conta più degli stakeholder
Whirlpool lascia Napoli e 450 operai perdono il posto di lavoro. Che questa fosse la conclusione era ovvio. Possono mettercisi di mezzo i Ministri. Possono darsi da fare i sindacati. Checché se ne dica e per quanto ci si giri intorno, l’ultima parola ce l’ha il Padrone. Chi è il Padrone? Sono investitori che badano […]

Whirlpool lascia Napoli e 450 operai perdono il posto di lavoro. Che questa fosse la conclusione era ovvio. Possono mettercisi di mezzo i Ministri. Possono darsi da fare i sindacati. Checché se ne dica e per quanto ci si giri intorno, l’ultima parola ce l’ha il Padrone.
Chi è il Padrone? Sono investitori che badano al loro interesse; cioè soggetti interessati al fatto che il loro investimento generi profitti. E infatti Whirlpool genera profitti. Si legge nel Report dell’azienda relativo all’ultimo trimestre 2019: “Very strong net earnings margin. […] All-time record full-year […] All regions profitable during Q4”.
Se “lo stabilimento di Napoli perde 20 milioni di euro”, come dichiara il Vice President Manufacturing EMEA, Luigi La Morgia, ecco spiegata la scelta. Non si può mica ‘sporcare’ il record per un misero stabilimento italiano. Perché mai si dovrebbe essere indulgenti verso queste 450 persone? Cosa sono mai rispetto alle 92mila cui Whirlpool dà lavoro? In tempi in cui, ricordiamolo, si potrebbero benissimo costruire elettrodomestici in stabilimenti automatizzati, azzerando o quasi il numero dei lavoratori umani, così difficili da gestire, così pieni di pretese. Per avere garanzie dell’investimento e del profitto, allora sono meglio i robot.
E poi, cosa vogliono questi italiani? Che stiano attenti. C’è chi investe già abbastanza in Italia. Non lo si ricorda abbastanza: Indesit, Ignis sono marchi nostri; non lo si ricorda abbastanza in questi ragionamenti angusti che la stampa italiana diffonde, limitati allo stabilimento napoletano.
Così, cari amici, ragionano gli investitori e il management di Whirlpool, al servizio degli imprenditori. Il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e i sindacati sono impotenti. Facciamocene una ragione. Oppure decidiamo di affrontare il lungo e periglioso percorso per cambiare le regole.
Categoria: GuastafEste

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