Il difficile dialogo tra le generazioni
Il conflitto generazionale è una costante in tutte le epoche, anche se è entrato nel dibattito sociale dalla fine degli Anni 60. Oggi, in Italia convivono diverse generazioni: la Silent Generation (gli Over 74), la generazione dei Baby Boomer, (55-74), la Generazione X (35-54), i Millennial, i giovani adulti della Generazione Y, i teenager della […]

Il conflitto generazionale è una costante in tutte le epoche, anche se è entrato nel dibattito sociale dalla fine degli Anni 60. Oggi, in Italia convivono diverse generazioni: la Silent Generation (gli Over 74), la generazione dei Baby Boomer, (55-74), la Generazione X (35-54), i Millennial, i giovani adulti della Generazione Y, i teenager della Generazione Z, e infine la cosiddetta Generazione Alpha, gli Under 14.
Il libro Generazioni – Chi siamo, che cosa vogliamo, come possiamo dialogare di Federico Capeci, CEO della divisione Insights per Italia, Grecia e Israele di Kantar, network di ricerche di mercato, parla di tutti loro. Spiega perché si valutano i fatti in modo differente a seconda della generazione di appartenenza, quali aspetti le contraddistinguono e quali caratteristiche, invece, le accomunano. E illustra anche delle opportunità che possono scaturire dalla sinergia intergenerazionale. Lo fa partendo dal concetto di generazione e dedicando poi un capitolo a ognuna di queste, per finire con alcuni consigli per comunicare al meglio all’interno di una famiglia o di un luogo di lavoro dove convivono persone di età differenti.
Il concetto di generazione: non ci si evolve da soli
Nella prefazione al libro, Davide Dattoli, CEO e Co-Founder di Talent Garden, network europeo di coworking, scrive che la convivenza di diverse generazioni negli stessi ambienti è fondamentale, perché le differenze e le diversità, considerate una ricchezza in natura, diventano un elemento di valore anche nelle organizzazioni e nelle imprese. “È fondamentale capire come levarsi di dosso gli stereotipi con i quali siamo cresciuti e che, magari, limitano le nostre azioni e la nostra capacità di condivisione e di sviluppo”, aggiunge. Secondo Dattoli, proprio il libro di Capeci consente di capire che solo grazie alle diversità generazionali possiamo crescere e migliorare il nostro Paese: “Da soli i giovani o i meno giovani non vanno da nessuna parte”. Il testo continua con una citazione della scrittrice Joanne K. Rowling, la creatrice di Harry Potter: “I giovani non possono sapere quello che i vecchi pensano e provano. Ma i vecchi sono colpevoli se dimenticano che cosa significa essere giovani”. L’autore scommette, inoltre, che le diverse generazioni affronteranno la lettura del libro in modo differente: i lettori Baby Boomer guarderanno con sospetto le prime parti del volume fino a quando, affrontando gli eventi chiave della loro generazione, si riconosceranno e proveranno un sentimento di orgoglio; la Generazione X proverà nostalgia e forse un senso di smarrimento per il proprio posizionamento, all’interno del percorso storico compiuto dalle grandi generazioni che l’hanno preceduta e che stanno emergendo ora; i Millennial, se mai leggeranno questo libro, si compiaceranno di quanto la loro generazione sia in effetti unica e diversa dalle altre. L’Italia, comunque, possiede gruppi di generazioni equiparabili in termini di numerosità: da questa ricchezza, secondo Capeci, possiamo e dobbiamo partire, affinché le diverse generazioni oggi viventi nel nostro territorio sappiano capirsi e mettersi insieme nella risoluzione delle problematiche attuali e nell’ideazione del futuro. Questa guida si conclude con quattro storie di successo imprenditoriale, basate anche sull’accettazione dell’apporto di più generazioni: di James Ferragamo, Giuseppe Lavazza, Gian Luca Rana e Federica Snaidero.
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