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mercoledì, 17 Settembre, 2025

La reputazione sarà alla base della quinta rivoluzione industriale

Durante l’emergenza da Covid-19 abbiamo appurato come la reputazione rappresenti un vero e proprio capitale in grado di determinare il valore di aziende e, specialmente, di Stati. Nei prossimi decenni sarà probabilmente questo il metro per valutare prosperità e valore economico di un’azienda, così come il ranking di uno stato a livello globale. Nel libro […]
10 Giugno 2020
Di: Elisa Marasca
10 Giugno 2020
Durante l’emergenza da Covid-19 abbiamo appurato come la reputazione rappresenti un vero e proprio capitale in grado di determinare il valore di aziende e, specialmente, di Stati. Nei prossimi decenni sarà probabilmente questo il metro per valutare prosperità e valore economico di un’azienda, così come il ranking di uno stato a livello globale. Nel libro Reputazione. Capitale del terzo millennio, Davide Ippolito, cofondatore di Zwan, agenzia di reputation marketing, ne analizza caratteristiche e prospettive. Il messaggio è che ogni brand ha il dovere di imparare a pesare e governare gli aspetti che determinano la sua reputazione, valorizzando collaborazione, fiducia, rete e organizzazione, soprattutto oggi, nell’epoca che l’autore del libro definisce come la Quinta rivoluzione industriale. Ippolito afferma infatti che la reputazione oggi sta diventando qualcosa di più rispetto al passato, perché è passata da valore soggettivo e semplice giudizio ad asset aziendale, destinato a imporsi come nuovo, vero capitale del nostro tempo. Il saggio mira a essere la guida definitiva alle tre azioni che permettono un salto di qualità reputazionale: il monitoraggio, ovvero come gli strumenti per analizzare la reputazione diventano sempre più complessi e di importanza strategica per un’organizzazione; la costruzione, ovvero l’insieme delle attività utili per una corretta e impeccabile costruzione del proprio capitale reputazionale; la tutela, ovvero tutte le più aggiornate prassi e norme comportamentali da seguire in ottica di Crisis management. A dimostrazione di queste tesi, il testo analizza l’importanza che ha la costruzione del consenso in tanti e diversi settori fondamentali per il nostro sistema economico: assicurazioni, industria automobilistica, istituti finanziari e altri, ma anche enti di rilevanza pubblica e gli Stati stessi. Nel libro vengono riportati diversi casi di studio reali, che dimostrano in che modo gestire la propria reputazione per creare valore economico. Tra questi, uno dei più interessanti è quello relativo a Giovanni Rana, che durante l’emergenza da Covid-19 ha avviato un piano da 2 milioni di euro a favore dei dipendenti. Da tempo, tra l’altro, l’azienda è sotto la lente di Reputation rating, l’osservatorio permanente sulla reputazione, che la definisce come una delle organizzazioni più virtuose. Il testo riporta anche un’analisi eseguita da Reputation Rating sulla reputazione degli Stati durante la pandemia da Covid-19, dove è emerso che l’Italia (l’indagine è stata effettuata sul Sistema Paese, non a livello politico), avendo gestito bene alcuni aspetti, ne potrebbe uscire con una reputazione rafforzata e con una possibilità di una più rapida ripresa economica, cosa che non si può dire di altri Paesi come Usa e Gran Bretagna. L’autore del saggio sostiene che oggi sia scorretto parlare di reputazione, ma bisogna concentrarsi sulle reputazioni, chiedendosi rispetto a cosa o nei confronti di chi. Il più grande errore strategico sarebbe pensare che la reputazione sia solo quello che si dice online. La prefazione del libro è a cura di Federico Mioni, Direttore di Federmanager Academy, e la postfazione è di Bruno Chiavazzo, giornalista e scrittore.
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