Non costruiamo infrastrutture se non le sappiamo usare

Gli investimenti in infrastrutture rivestono un ruolo strategico all’interno dello sviluppo sociale ed economico di un Paese. Ma l’Italia si è storicamente contraddistinta per un ritardo significativo nella dotazione di capitale fisico rispetto ai partner europei, soprattutto nel settore dei trasporti e ancora di più nel Mezzogiorno, finendo per trovarsi di fronte a un divario che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) punta finalmente a colmare. È la tesi sostenuta da Marco Percoco, professore di Economia applicata nel Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università Bocconi, dove è anche Fondatore e Direttore del Centro di Ricerca Green, nel suo libro Infrastrutture e investimenti. Valutazioni, regole, decisioni (Egea, 2022).
Per l’esperto la necessità di incrementare lo stock in infrastrutture, l’obiettivo di incrementarne l’efficienza, l’esigenza di sostenere la domanda aggregata con politiche di espansione della spesa pubblica sono i fondamenti economici di un momento particolarmente vivace per gli investimenti. E oggi, più che in passato, le infrastrutture sono oggetto di grande attenzione da parte di istituzioni pubbliche e investitori privati. Lo stesso Codice dei contratti pubblici istituito nel 2016 ha introdotto l’obbligo di redigere un “progetto di fattibilità” affinché un progetto di investimento possa essere ammesso al finanziamento. Il volume di Percoco è quindi una guida multidisciplinare alla selezione dei progetti di investimento secondo diversi criteri decisionali, quali la governance del processo di pianificazione, la normativa di riferimento, la struttura finanziaria e gli impatti economici.
Puntare sulla qualità prima della quantità
Misurando oggi il livello delle infrastrutture italiane, infatti, per l’autore emerge una fotografia quasi distopica. Il libro opera inizialmente una distinzione tra quantità e qualità: siamo sicuramente indietro rispetto ai maggiori Paesi europei sulla quantità di infrastrutture, soprattutto quelle portuali. In Italia c’è però una realtà molto eterogenea per cui il Nord Ovest compete in qualità con alcune tra le aree più avanzate in Europa, mentre il Sud è molto indietro, in particolare sulla viabilità. Per ‘infrastrutture di qualità’ l’autore intende comunque non solo la manutenzione di alcune di alcuni tratti stradali, ma anche la loro efficienza. “Non è solo il chilometro in più di autostrada o di ferrovia che dà sviluppo, ma è anche e soprattutto come viene utilizzato quel percorso”, è il suo messaggio.
La priorità di Percoco sarebbe comunque quella di investire nei porti italiani, sia per quanto riguarda l’aumento dello stock di infrastrutture sia per quanto riguarda la regolazione delle autorità portuali, che potrebbero trasformarsi in società per azioni. Il volume presenta quindi le recenti tendenze nella valutazione economica degli investimenti in infrastrutture, e le cala all’interno del quadro istituzionale italiano, tenendo conto dei risultati ultimi della letteratura internazionale. Alternando disamine normative, teoriche e metodologiche a casi empirici.

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