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mercoledì, 17 Settembre, 2025

Una transizione ecologica che non sacrifica gli ultimi

Democratizzare le aziende, demercificare il lavoro e disinquinare il Pianeta: tre imperativi per agire collettivamente e riportare equilibrio, giustizia e rispetto in un’epoca in cui pandemie, eccessi populisti e sconvolgimenti climatici sono minacce estremamente concrete. È l’obiettivo di tre scienziate sociali francesi (Isabelle Ferreras, Julie Battilana, Dominique Méda) per affrontare l’attuale crisi globale. Lo spiegano […]
7 Ottobre 2022
Di: Elisa Marasca
7 Ottobre 2022
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Democratizzare le aziende, demercificare il lavoro e disinquinare il Pianeta: tre imperativi per agire collettivamente e riportare equilibrio, giustizia e rispetto in un’epoca in cui pandemie, eccessi populisti e sconvolgimenti climatici sono minacce estremamente concrete. È l’obiettivo di tre scienziate sociali francesi (Isabelle Ferreras, Julie Battilana, Dominique Méda) per affrontare l’attuale crisi globale. Lo spiegano nel libro Il manifesto del lavoro. Democratizzare. Demercificare. Disinquinare. (Castelvecchi, 2022), nel quale raccontano di essersi mobilitate per farsi non solo agitatrici, ma anche innovatrici e orchestratrici del cambiamento necessario, richiamando il mondo accademico a offrire il proprio contributo. Il progetto del Manifesto del lavoro declina gli imperativi già citati di volta in volta da punti di vista sociali e culturali diversi, per una definizione il più possibile completa e inclusiva del piano d’azione. Per le autrici del libro le nostre responsabilità riguardano anche il futuro: “Nonostante noi, rappresentanti delle attuali generazioni, non abbiamo partecipato al processo che ha portato alla trasformazione radicale delle condizioni di vita, a noi spetta rallentarlo, se non fermarlo definitivamente, impegnando le nostre società nella cosiddetta ‘riconversione ecologica’ che implica un cambio radicale di paradigma” è scritto nel testo. Questa riconversione consiste nel rinunciare al rapporto di sfruttamento iniziato dagli esseri umani ai danni della natura e sostituirlo con un rapporto di rispetto.

Cambiare senza lasciare indietro le persone

Per decarbonizzare l’economia e raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, come stabilito dall’Accordo di Parigi – il trattato internazionale stipulato tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici, riguardo alla riduzione di emissione di gas serra e alla finanza, raggiunto il 12 dicembre 2015 – si devono chiudere le imprese di molti settori, rivedere i processi produttivi di molte altre, aprirne e svilupparne di nuove: significa quindi immensi movimenti di manodopera la cui organizzazione non si può lasciare al caso. “Le enormi ristrutturazioni dell’industria tessile e siderurgica che l’Europa ha vissuto, ma anche le delocalizzazioni e le profonde trasformazioni verificatesi in tutte le parti del mondo nel corso dell’ultimo secolo nell’ambito dell’intensificazione degli scambi, molto spesso hanno contribuito a mettere da parte le persone coinvolte, in pensione anticipata o con la disoccupazione nel migliore dei casi, senza alcun reddito in altri”, spiegano le autrici. Questa volta, secondo le scienziate dobbiamo giocare d’anticipo in modo proattivo. Per proteggere le persone, da un lato, ma anche perché tali movimenti di lavoratori solleverebbero le popolazioni contro la riconversione ecologica e la renderebbero impossibile. Questo è il senso dell’idea di transizione equa promossa dai rappresentanti dei lavoratori e in particolare dalla Confederazione internazionale dei sindacati, da diversi anni: “Il cambiamento non ci può essere a spese di coloro che, per sfortuna, si trovano oggi a occupare posti di lavoro condannati perché appartenenti a settori che producono troppo gas serra, inquinamento e degrado”, è il messaggio del libro.
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