IoT

Ottimizzare i processi e controllare i consumi energetici tramite l’IoT

L’introduzione dell’Internet of Things (IoT) in fabbrica facilita una serie di attività di connessione di macchine, impianti, oggetti e sensori che agiscono per migliorare i processi produttivi. La raccolta integrata di dati contribuisce a generare un miglioramento nell’attività globale di un’azienda, tra cui: l’ottimizzazione dei processi, la riduzione degli sprechi e dei costi e anche il controllo dei consumi energetici. Per farlo, non è sufficiente implementare soluzioni tecnologiche; si tratta piuttosto di una trasformazione culturale e di approccio all’innovazione, che si traduce in un cambiamento nell’esecuzione dei processi e, più generale, nelle modalità lavorative.

D’altronde, nello scenario attuale, caratterizzato dall’aumento esponenziale dei costi dell’energia e dai rincari delle materie prime (secondo i dati dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente nei primi tre mesi del 2022 gli italiani pagano il 55% in più per l’elettricità e il 41,8% in più per il gas), avere la visibilità dei consumi è molto utile per le aziende: sapere quanto e quando avviene il consumo – per esempio prevedendo i picchi – si traduce in una gestione ottimale delle risorse disponibili e in un miglioramento delle attività di business. “Oggi le aziende più evolute hanno integrato il monitoraggio di dati con informazioni di consumo dell’energia. Quindi, sanno sia quanto producono sia quanto consumano”, rivela Sergio Cassinelli, General Manager di Miraitek4.0, impresa che offre soluzioni scalabili per il monitoraggio remoto dei macchinari, l’analisi del funzionamento degli impianti industriali e la loro ottimizzazione.

Gli investimenti devono, dunque, essere strategici e sfruttati per valorizzare nel tempo le macchine, usufruendo di tutte le loro potenzialità. “Noi abbiamo l’obiettivo di aiutare le aziende a raccogliere le informazioni e riunirle per costruire indicatori, analizzarle in modo intelligente e verificare le prestazioni degli impianti”, spiega Cassinelli. Sulla base delle analisi, dunque, si possono anticipare i problemi. A confermarlo è lo stesso manager: “Tramite la manutenzione predittiva, si possono prevedere eventuali fermi macchina e, di conseguenza, evitare che le difficoltà impattino sull’intero ciclo produttivo”. Del resto, gestire interruzioni non pianificate della produzione comporta conseguenze che, inevitabilmente, impattano sulla performance globale.

Prevenire e prevedere per ottimizzare le prestazioni

L’Industrial Internet of Things (IIoT, ovvero l’IoT associato all’Industria 4.0), è la tecnologia che permette di anticipare e prevedere le anomalie. Avere un ambiente in cui tutto è interconnesso e dove i sistemi riescono a cooperare tra loro permette di affrontare le criticità tempestivamente. È d’accordo il manager: “È sempre più importante integrare i dati degli impianti con quelli di processo e del ciclo produttivo; se si misura ciò che avviene in produzione, è possibile valutare anche le scorte di cui si dispone. In questo modo, per esempio, si evita l’out of stock dei materiali”.

Prevenire, dunque, è fondamentale per avere una visione globale e migliorare le prestazioni. I modelli passati erano basati sulla manutenzione reattiva, ovvero si interveniva soltanto nel momento in cui si verificava un problema o un guasto. Con l’Industria 4.0, invece, si è arrivati alla manutenzione schedulata: è qui che si riscontra un miglioramento delle performance generali; lo step successivo, infine, è quello della manutenzione predittiva. Lo spiega Cassinelli: “Attraverso gli algoritmi che misurano e intercettano gli eventi e le informazioni in mutamento, è possibile sapere in anticipo cosa accadrà; questa è una componente fondamentale per risparmiare sui costi produttivi. Pianificando per tempo si riesce ad agire prontamente e in modo ottimale”.

Il divario tra le grandi aziende e le Piccole e medie imprese

Com’è lo scenario delle imprese in ambito nuove tecnologie? La situazione cambia tra grandi e piccole aziende: le prime hanno consapevolezza delle nuove tecnologie e dispongono di piani di business che contemplano l’innovazione. Tra le Piccole e medie imprese (PMI) ci sono quelle ‘illuminate’ che, pur non avendo fatturati elevati, riservano quote di budget per la trasformazione digitale; altre, invece, anche se hanno dimensioni superiori, non pongono la stessa attenzione alla tematica. Da un’analisi di Cerved sulla digitalizzazione di circa 150mila imprese in Italia, infatti, emerge che il 9,1% presenta un’elevata propensione alla digitalizzazione, il 20,3% ha un’attitudine moderata, mentre la quota restante evidenzia bassi livelli.

Tutto dipende dalla cultura. Lo conferma Cassinelli: “Le grandi aziende ritagliano una parte di budget che dedicano alla ricerca in questo ambito e hanno solitamente una figura responsabile dell’innovazione. Per le aziende più piccole, invece, dipende da chi le governa: alcuni hanno una strategia basata sul massimizzare gli obiettivi del presente; altri, al contrario, hanno una visione prospettica, orientata al lungo termine, e sono quelli che vedono le potenzialità nel digitale”.

Investire in innovazione vuol dire fare attività che non sono quelle tipiche dell’azienda; ecco perché si tratta di guardare le professioni da un punto di vista differente rispetto a quello tradizionale. Oggi, infatti, si sta trasformando anche il modo di lavorare; non si vendono più soltanto strumenti tecnologici, ma anche i servizi (la cosiddetta “servitizzazione”); per farlo servono la cultura e gli strumenti adeguati (che si basano sulla raccolta di dati).

Seguire i cambiamenti offre la possibilità di crescere non solo all’azienda, ma anche alle persone. Si controlla così il bilanciamento tra l’essere umano e la macchina: tramite la tecnologia le persone sono abilitate a governare i processi in modo puntuale ed efficiente.

IoT, Industria4.0, Industrial Internet of Things, Miraitek, Sergio Cassinelli


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Federica Biffi

Laureata magistrale in Comunicazione, Informazione, editoria, classe di laurea in Informazione e sistemi editoriali, Federica Biffi ha seguito corsi di storytelling, scrittura, narrazione. È appassionata di cinema e si interessa a tematiche riguardanti la sostenibilità, l'uguaglianza, l'inclusion e la diversity, anche in ambito digital e social, contribuendo a contenuti in siti web. Ha lavorato nell'ambito della comunicazione e collabora con la casa editrice ESTE come editor e redattrice.

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