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giovedì, 18 Settembre, 2025

Consumi minori, costi maggiori: il paradosso delle bollette per le PMI

Le piccole aziende pagano l’energia elettrica il 75,6% in più rispetto alle grandi. E per il gas la percentuale sale al +133,5%. Lo rivela una recente nota stampa dell’Associazione artigiani e piccole imprese Mestre – Cgia che si è basata sugli ultimi dati di Eurostat relativi al primo semestre 2021, dove è lampante il caro […]
25 Gennaio 2022
Di: Elisa Marasca
25 Gennaio 2022
Le piccole aziende pagano l’energia elettrica il 75,6% in più rispetto alle grandi. E per il gas la percentuale sale al +133,5%. Lo rivela una recente nota stampa dell’Associazione artigiani e piccole imprese Mestre – Cgia che si è basata sugli ultimi dati di Eurostat relativi al primo semestre 2021, dove è lampante il caro energia presente in tutto il Paese. Rispetto al 2019, infatti, ammonta a quasi 36 miliardi di euro l’extra costo previsto per il 2022 per le imprese italiane a causa dell’aumento del prezzo delle tariffe elettriche. Nel giro di tre anni, l’importo della bolletta della luce è pressoché raddoppiato. A livello territoriale, il rincaro maggiore grava sulle imprese ubicate in Lombardia, dove l’incremento del costo per l’energia elettrica è pari a 8,5 miliardi di euro. Subito dopo si posizionano il Veneto, con un extra costo pari a 3,9 miliardi di euro, l’Emilia Romagna con 3,5 miliardi e il Piemonte con 2,9 miliardi di euro. In riferimento all’energia elettrica, comunque, si considerano tra le piccole imprese le realtà che registrano un consumo annuo tra i 500 e i 2mila megawattora. Le grandi imprese, invece, tra i 70mila e i 150mila. Per il gas rientrano tra le piccole imprese quelle con un consumo annuo inferiore ai 26mila metri cubo. Nel primo semestre 2021 le piccole imprese italiane hanno pagato l’energia elettrica mediamente 158,4 euro per megawattora. Le grandi, invece, 90,2 euro. Sempre nello stesso periodo, le piccole imprese hanno pagato il gas 53,7 euro per megawattora, mentre le grandi ‘solo’ 23 euro.

Lavorare di notte per risparmiare

I settori più colpiti nel 2021 (e probabilmente anche per il 2022) sono, secondo le stime della Cgia, quelli che registrano i consumi di energia elettrica più importanti, cioè: Metallurgia (acciaierie, fonderie, ferriere, ecc.); Commercio (negozi, botteghe, centri commerciali, ecc.); altri servizi (cinema, teatri, discoteche, lavanderie, parrucchieri, ecc.); alimentari (pastifici, prosciuttifici, panifici, molini, ecc.); alberghi, bar e ristoranti; trasporto e logistica; Chimica. Nella nota della Cgia si legge che molte Piccole medie imprese associate già a gennaio 2022 hanno deciso di introdurre o potenziare il turno di notte per abbattere i costi energetici. “Pertanto, tra assenze legate al Covid e la necessità di rimodulare il ciclo produttivo per tagliare il costo delle bollette, non sono poche le attività che hanno organici ridotti al minimo e grosse difficoltà a garantire processi efficienti”, è evidenziato nel documento. Per fronteggiare questa situazione, la Cgia suggerisce l’attuazione nel medio periodo di una strategia europea comune per stabilizzare il prezzo del gas sul mercato, uniformando le condizioni di approvvigionamento e riducendo così i differenziali di prezzo tra i Paesi membri. Il Governo Draghi nel 2021 ha infatti messo a punto una serie di interventi che sono entrati in vigore nella seconda parte dell’anno, per un importo complessivo pari a 8,5 miliardi di euro. “Tuttavia in sede di trattativa il peso dei consumi è determinante per ‘strappare’ al fornitore una tariffa molto vantaggiosa. Possibilità che, ovviamente, alle piccole imprese è preclusa”, ha ricordato l’associazione. Nel mercato libero, inoltre, le offerte di prezzo possono interessare solo la componente ‘energia’. Le altre voci di spesa – come quelle di trasporto, gli oneri di sistema, la gestione del contatore, ecc. – sono stabilite periodicamente dall’Autorità per l’Energia e sono uguali per tutti i fornitori.
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