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mercoledì, 17 Settembre, 2025

Il caro energia non è un problema (solo) delle PMI italiane

Il 65% delle piccole imprese nel Sud Ovest nel Regno Unito potrebbe decidere di chiudere definitivamente a causa dell’aumento vertiginoso dei costi del carburante e dell’energia, trend legato a doppio filo alla guerra tra Russia e Ucraina. A svelarlo è il report realizzato dall’azienda assicurativa inglese Simply Business che ha intervistato circa mille proprietari di […]
7 Settembre 2022
Di: Monica Giambersio
7 Settembre 2022
rincari_energia
Il 65% delle piccole imprese nel Sud Ovest nel Regno Unito potrebbe decidere di chiudere definitivamente a causa dell’aumento vertiginoso dei costi del carburante e dell’energia, trend legato a doppio filo alla guerra tra Russia e Ucraina. A svelarlo è il report realizzato dall’azienda assicurativa inglese Simply Business che ha intervistato circa mille proprietari di piccole realtà produttive britanniche provenienti da diversi settori per analizzare le loro preoccupazioni riguardo al futuro. Dalle risposte delle aziende coinvolte – come si legge su un articolo pubblicato sulla testata inglese SoGlos – emerge una richiesta unanime: la necessità di un intervento tempestivo del Governo, che metta in atto misure mirate e concrete per arginare l’aumento di costo dell’energia. Una situazione ben condivisa anche con l’Italia: nel nostro Paese le imprese chiedono a gran voce ulteriori aiuti da parte delle istituzioni, come emerso anche dal sondaggio sui rincari dell’energia promosso da Parole di Management. Ma quali sono, nello specifico, gli interventi più efficaci che bisognerebbe realizzare in modo prioritario per far fronte a questa situazione che sta mettendo in ginocchio le imprese britanniche? Secondo il report pubblicato il modo migliore non è necessariamente erogare aiuti economici diretti, bensì intervenire a monte per ridurre i prezzi dell’energia. Più in dettaglio: il 59% degli Amministratori Delegati delle piccole aziende intervistate nella survey vuole che il Governo modifichi il tetto massimo del prezzo dell’energia, mentre il 21% chiede una revisione del taglio dell’Iva.

L’impatto della crisi energetica acuisce quello del Covid

A rendere la situazione ancora più critica è il fatto che la crisi energetica arriva dopo lo tsunami economico scatenato, su scala globale, dalla pandemia. Secondo i dati dello studio analizzato, infatti, negli ultimi due anni, l’87% dei proprietari di piccole e medie imprese del Regno Unito ha dichiarato di aver perso in media 20.981 sterline, pari a 24.350 euro, con un aumento dei costi totali legati al Covid pari a 109,6 miliardi di sterline, ovvero circa 127 miliardi di euro. In questa situazione un’impresa su sei ha affermato che sarà molto difficile riuscire a recuperare le perdite finanziarie registrate. Tuttavia se si guarda al futuro, la fiducia delle aziende sulla loro capacità di sopravvivere a questo periodo di aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia cresce. Nonostante il 62% delle organizzazioni intervistate ritenga inevitabile un peggioramento dell’economia nei prossimi sei mesi, il 71% sostiene che comunque, con interventi adeguati, si possa superare questa fase di difficoltà. Questo ottimismo non era invece stato riscontrato durante la prima fase della pandemia: secondo i dati raccolti dall’edizione 2020 del report di Simply Business, il 17% degli imprenditori credeva che la propria attività non sarebbe sopravvissuta a un secondo lockdown. La storia, almeno in questo caso, ha poi smentito queste previsioni.
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