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mercoledì, 17 Settembre, 2025

Il sonno della ragione genera… italiani disinformati

La mancanza di determinazione da parte degli italiani a voler capire come reagire all’oramai cronico declino socio-economico del nostro Paese (il cosiddetto “trentennio perduto”), sta diventando il nostro maggiore problema. Al di là delle capacità politiche ed economiche di politici e imprenditori, c’è una domanda: esistono anche motivazioni legate alle nostre capacità individuali e al […]
25 Gennaio 2024
Di: Giorgio Merli
25 Gennaio 2024
Disinformazione_italiani
La mancanza di determinazione da parte degli italiani a voler capire come reagire all’oramai cronico declino socio-economico del nostro Paese (il cosiddetto “trentennio perduto”), sta diventando il nostro maggiore problema. Al di là delle capacità politiche ed economiche di politici e imprenditori, c’è una domanda: esistono anche motivazioni legate alle nostre capacità individuali e al nostro atteggiamento? Qualche considerazione a riguardo. World data info fa sapere che nei test dell’indice di Intelligenza individuale (QI Test), gli italiani si collocano al 31esimo posto mondiale (al pari della Mongolia e fra gli ultimi Paesi europei). La distanza rispetto a realtà come la Germania e gli Stati nordici (tra i primi 20 nel ranking) non è però abissale come per altri indicatori, ma è comunque sicuramente maggiore se confrontata con l’esagerata autostima a riguardo che abbiamo di noi stessi. Questo dato, confrontato con quello della scolarità (siamo penultimi in Europa) e quello dell’analfabetismo funzionale (anche in questo caso siamo penultimi su 180 Paesi nel mondo) fa pensare al fatto che il nostro principale problema è quello della mancanza di sviluppo della nostra capacità logica e di analisi autonoma delle informazioni e dei dati. Sicuramente c’è la complicità della scuola, che previlegia l’insegnamento nozionistico rispetto a quello logico-scientifico, e della stampa, che, essendo oltre al 40esimo posto mondiale per attendibilità, ci trasmette informazioni prevalentemente con interpretazioni di parte e pre-digerite. Rispetto a quest’ultimo aspetto è complice anche una certa pigrizia mentale di buona parte degli italiani che non hanno poi così tanta voglia e motivazione di ragionare da soli per capire meglio – e in modo indipendente – ciò che i dati possono dire. La sensazione è che la maggior parte di noi preferisca spesso il più comodo allineamento ideologico su ogni questione, anziché un ragionamento autonomo.
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