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mercoledì, 17 Settembre, 2025

Riforma in vista per la 231, un’opportunità per le PMI

La legge 231/2001 ha introdotto la responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi nel loro interesse. Una normativa pensata inizialmente per le grandi aziende, ma che oggi coinvolge anche le Piccole e medie imprese (PMI), spesso impreparate, poco interessate o in difficoltà nell’applicare il modello organizzativo di riferimento. La riforma in discussione mira ad aggiornare […]
30 Aprile 2025
Di: Alessandro Gastaldi
30 Aprile 2025
Riforma 231
La legge 231/2001 ha introdotto la responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi nel loro interesse. Una normativa pensata inizialmente per le grandi aziende, ma che oggi coinvolge anche le Piccole e medie imprese (PMI), spesso impreparate, poco interessate o in difficoltà nell’applicare il modello organizzativo di riferimento. La riforma in discussione mira ad aggiornare questo impianto, ma solleva interrogativi sulla sua reale efficacia per le imprese più piccole. Marco Fortunato, Amministratore Delegato di Bitlife Solutions, società specializzata nello sviluppo di software a supporto dei processi aziendali (incluso il Modello 231), riassume bene il punto di vista delle PMI: “La maggior parte delle imprese si avvicina alla 231 più per obblighi o stimoli esterni, come la partecipazione a gare o richieste dai fornitori, che per una reale convinzione etica. Le difficoltà principali riguardano la complessità delle procedure richieste e la mancanza di proporzionalità rispetto alla dimensione aziendale”.

Favorire la cultura della legalità

Tra le proposte in discussione c’è proprio l’idea di differenziare i criteri in base alla struttura e al settore dell’impresa. Un passaggio ritenuto cruciale da molte PMI: “Speriamo che l’intervento del legislatore sia improntato a semplificare l’applicabilità del modello, in modo tale da essere più vicini alla realtà aziendale, alle sfide operative e di business che le imprese affrontano quotidianamente”, riflette Fortunato. Un altro limite del Modello è la sua scarsa “attrattività” rispetto ad altre certificazioni, come quelle legate alla parità di genere e all’impatto ambientale, spesso preferite perché più spendibili nelle strategie di branding. Uno degli obiettivi dichiarati della riforma è, però, proprio quello di dare maggiore valore alle misure preventive e alla cultura della legalità come asset strategico per le imprese. Le nuove disposizioni prevedono infatti che il giudice tenga conto del modello organizzativo adottato e dell’efficacia dei controlli interni, distinguendo i casi in cui l’ente ha agito realmente per prevenire il reato da quelli in cui il modello è solo formale. Questo approccio punta a responsabilizzare maggiormente le imprese, valorizzando le procedure di controllo realmente adottate. “Se la 231 vuole essere utile, deve uscire dalla teoria e farsi pratica quotidiana. Altrimenti rischia di restare un obbligo vuoto, lontano dalla vita d’impresa”, conclude Fortunato.
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