La fine del ‘network effect’: lavorare con talenti lontani
In Italia c’è già chi ha coniato un nuovo termine: ‘South working’, ovvero lavorare dal Sud anche se si è dipendenti di un’azienda con sede nel Nord Italia. Con il ricorso sempre più diffuso al lavoro agile, causa Covid, è diventato possibile tornare nelle città o nei paesi d’origine, continuando a lavorare per le grandi […]

In Italia c’è già chi ha coniato un nuovo termine: ‘South working’, ovvero lavorare dal Sud anche se si è dipendenti di un’azienda con sede nel Nord Italia. Con il ricorso sempre più diffuso al lavoro agile, causa Covid, è diventato possibile tornare nelle città o nei paesi d’origine, continuando a lavorare per le grandi aziende concentrate nelle metropoli del Nord.
Una tendenza che non è solo italiana. Il talento è equamente distribuito, le opportunità no: sembrano averlo realizzato anche le tech company della Silicon Valley, costrette a confrontarsi con l’emergenza Covid-19 e a cambiare radicalmente le modalità di assunzione e di lavoro con i propri dipendenti.
A partire dal mese di marzo 2020, più di 69mila persone che lavoravano per le startup californiane sono state lasciate a casa. Difficilmente troveranno lavoro nella stessa città o nello stesso Stato, molti apriranno alla possibilità di lavorare da remoto. Questa prima conseguenza della pandemia ridurrà il cosiddetto ‘network effect’ che storicamente ha caratterizzato il mondo del tech concentrato nella Silicon Valley, ma contribuirà anche a una maggiore distribuzione geografica dei talenti del settore.
Via via che le compagnie diventeranno abili a gestire e costruire intere operazioni da remoto, cresceranno le dimensioni dei team. Ci si aspetta che aumenti anche la diversity interna ai gruppi di lavoro: dal momento che le aziende cominceranno ad assumere sulla base delle esclusive competenze e non più anche in considerazione del luogo di residenza, potranno dar vita a team più diversificati e inclusivi.
Qualcuno scommette che anche il curriculum di studio non sarà più così determinante. Con le misure di distanziamento le career fair organizzate dalle maggiori università continueranno a esistere, ma vedranno calare il loro appeal. Le assunzioni e i periodi di stage si terranno sempre più spesso in modalità virtuale, mettendo in luce le reali competenze dei giovani talenti e rendendo più democratico l’accesso al mondo del tech.
Fonte: Fast Company
Categoria: Organizzazione, Spazio di lavoro

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