Il remote working e i limiti della tecnologia
Da quando la diffusione dell’epidemia da Covid-19 ha cambiato ritmi e modalità di lavoro, le video-conference hanno preso il posto delle riunioni live. Non sempre con i risultati sperati. Secondo un sondaggio condotto dal think tank Parliament Street, il 31% delle compagnie inglesi, quasi un terzo, ha riscontrato problemi di connessione e crash del sistema […]

Da quando la diffusione dell’epidemia da Covid-19 ha cambiato ritmi e modalità di lavoro, le video-conference hanno preso il posto delle riunioni live. Non sempre con i risultati sperati.
Secondo un sondaggio condotto dal think tank Parliament Street, il 31% delle compagnie inglesi, quasi un terzo, ha riscontrato problemi di connessione e crash del sistema durante un meeting cruciale. Più di un quarto dei manager (27%) non è riuscito a rivolgersi direttamente al proprio staff attraverso una video-call per aggiornare i propri collaboratori sulle implicazioni della crisi coronavirus. Due aziende su 10 hanno avuto difficoltà a gestire da remoto il payroll: per questo mese il 21% delle società britanniche si aspetta ritardi nel pagamento degli stipendi.
Il sondaggio ha coinvolto 200 decision maker di Piccole e medie imprese del Regno Unito, alle prese con le difficoltà di adattamento alle nuove modalità di lavoro in tempi di emergenza sanitaria. Sul fronte IT, la maggior parte delle aziende si è attivata per ordinare nuovi computer, laptop e smartphone per gestire il lavoro da remoto. Tuttavia, un terzo delle imprese non ha ritenuto di provvedere a un upgrade dei sistemi di sicurezza.
Per far fronte alla crescita del personale che opera a distanza, il 34% ha assunto supporto IT esterno e il 38% ha investito su video-training per allenare le digital skill dei suoi dipendenti. Alcune compagnie (42%) hanno introdotto quiz e attività di team online per sollevare il morale dei gruppi di lavoro.
Fonte: Facilities Management Journal

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