Lavori tech, la grande fuga (per soldi)
Dopo la Great resignation che ha duramente colpito le aziende Usa, i datori di lavoro speravano in un periodo di stabilità dopo anni tumultuosi: a sfatare ogni certezza, l’allarmante dato per cui ben un quarto dei professionisti IT di tutto il mondo hanno ammesso di star pensando di lasciare il proprio lavoro entro i prossimi […]

Dopo la Great resignation che ha duramente colpito le aziende Usa, i datori di lavoro speravano in un periodo di stabilità dopo anni tumultuosi: a sfatare ogni certezza, l’allarmante dato per cui ben un quarto dei professionisti IT di tutto il mondo hanno ammesso di star pensando di lasciare il proprio lavoro entro i prossimi sei mesi.
Il recente rapporto di Jefferson Frank, leader mondiale nel recruiting di lavoratori in ambito Tech, ha rivelato che, dai dati raccolti dalla sua società capogruppo – Tenth Revolution Group – è il mancato aumento salariale la principale fonte di malcontento tra i professionisti della tecnologia.
Il magazine online inglese Business Chief News – la testata ha riportato i dati della ricerca condotta tra oltre 600 lavoratori IT impiegati in grandi aziende come Amazon Web Services, Salesforce, Microsoft 365 e Azure – ha rivelato informazioni preziose sui fattori che maggiormente scontentano la forza lavoro del mondo della tecnologia. Il fatto che il mancato aumento dei salariali sia stata identificata come la principale ragione dimostra che l’industria tecnologica deve affrontare al più presto la questione per trattenere e fidelizzare i suoi preziosi talenti.
Alla ricerca di una vera crescita professionale
Al secondo posto della lista delle motivazioni della ricerca c’è la mancanza di opportunità di crescita. I professionisti della tecnologia stanno dunque cercando strade alternative per evolvere all’interno delle aziende, con aspirazioni di carriera che non sono studiate e promosse in un progetto di crescita congrua alle loro aspettative. Il desiderio di nuove sfide si è classificato al terzo posto, evidenziando quanto sia importante per le aziende mantenere alto il livello di competitività in contesti dinamici come quelli Tech, oltre ad essere un fattore chiave per attrarre nuovi talenti. Il quarto motivo è collegato alla percezione di una leadership poco efficace all’interno delle organizzazioni mentre al quinto posto c’è la cultura aziendale tossica che impedisce la creazione di un ambiente di lavoro positivo. Il sesto motivo per abbandonare il lavoro riguarda quello che in inglese è definito “feeling underutilized” che si può tradurre liberamente in “sentirsi poco utili”, mentre al settimo c’è la mancanza di possibilità di approccio alle novità in fatto di nuove tecnologie e nuovi prodotti. All’ottavo posto c’è la volontà di un ambiente che permetta una maggiore work-life balance, sottolineando ancora una volta l’importanza di mantenere un sano equilibrio tra lavoro e vita privata. Essere oberati di lavoro e sottovalutati completano gli ultimi due motivi di ‘demotivazione’ della graduatoria. Analizzando le risposte degli intervistati, le principali ragioni di insoddisfazione che portano i lavoratori a pensare di cambiare azienda, rientrano sostanzialmente in tre categorie: progresso, scopo e cultura aziendale. Dal momento che le nuove assunzioni generalmente necessitano di circa sei mesi di onboarding per raggiungere una produttività ottimale, c’è tutto l’interesse a evitare che i lavoratori lascino il loro posto e in questo è fondamentale il ruolo dei leader: sono loro che devono comprendere che cosa motiva i loro collaboratori e, se possibile, capire come rispondere alle loro esigenze con stipendi adeguati al mercato, mappando percorsi di carriera chiari e prestando attenzione al loro benessere. Per continuare ad essere attrattiva e rafforzare l’engagement dei dipendenti, l’azienda, dal suo canto, deve rimanere all’avanguardia nel suo campo e comunicare chiaramente la sua mission aziendale.Categoria: Risorse Umane, Dall’estero

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