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mercoledì, 17 Settembre, 2025

La competenza dei nuovi manager tra formazione e informazione

Viviamo un momento in cui si parla sempre di gestione dell’emergenza attuale, ma è necessario anche guardare a scenari futuri. Per farlo, però, serve una visione globale e strutturata. L’Italia, invece, ha esclusivamente una visione economicistica delle relazioni internazionali. Manca una guida strategica. Cioè manca una classe dirigente formata e informata, in grado di presentarsi […]
17 Marzo 2021
Di: Redazione
17 Marzo 2021
Convivio_Caracciolo
Viviamo un momento in cui si parla sempre di gestione dell’emergenza attuale, ma è necessario anche guardare a scenari futuri. Per farlo, però, serve una visione globale e strutturata. L’Italia, invece, ha esclusivamente una visione economicistica delle relazioni internazionali. Manca una guida strategica. Cioè manca una classe dirigente formata e informata, in grado di presentarsi sulla scena internazionale in modo attivo, senza dover subire le decisioni delle altre potenze, anche quelle che – sulla carta – hanno un impatto minore del nostro. È dunque necessaria una formazione che infonda nozioni fondamentali per chi deve guidare un Paese o un’azienda; che fornisca strumenti in grado di leggere il presente e interpretarlo nel modo corretto. Si può riassumere così il lungo dialogo fra Lucio Caracciolo, Direttore e fondatore di Limes, rivista di geopolitica che di recente ha lanciato una scuola per formare la nuova classe dirigente, e Francesco Varanini, manager, formatore, consulente, scrittore, docente e Direttore Responsabile della rivista Persone&Conoscenze, nonché Direttore Scientifico di Assoetica. Il confronto è avvenuto durante Il Convivio di Persone&Conoscenze, evento tenutosi l’11 marzo 2021, promosso dalla casa editrice ESTE e di cui Parole di Management è stato Media Partner. La nostra classe dirigente è vittima di un sistema di formazione pieno di lacune, soprattutto nella proiezione internazionale, ha sostenuto Caracciolo. Scuole e università tendono a creare algoritmi universali, chiavi in grado di gestire ogni situazione e confrontarsi con ogni Paese. Serve, invece, una cognizione di fondo su culture e tecniche negoziali dei Paesi con cui ci si deve interfacciare, sui rischi e le opportunità (condizionati anche dalla geopolitica) di relazionarsi con una determinata cultura. “Il manager più efficiente è quello che ha dimenticato ciò che ha imparato”, ha continuato Caracciolo. “In una fase dinamica e di grandi cambiamenti, come quella che stiamo vivendo, è importante avere flessibilità: non si può pensare di essere efficienti con strumenti, metodi e concetti obsoleti”. Compito della formazione manageriale, dunque, è insegnare a valutare la stabilità della controparte, per analizzare – per esempio – la possibilità investire o stipulare contratti di lungo periodo. Per farlo è fondamentale conoscere cultura, storia e geografia del Paese di riferimento. Ogni territorio, infatti, ha codici specifici – a partire da quello linguistico – che hanno analogie, ma anche profonde differenze rispetto ai nostri, serve capacità di differenziare e approfondire, confrontandosi costantemente con colleghi esteri.
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