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mercoledì, 17 Settembre, 2025

La pandemia ci ha reso più predisposti ad apprendere

Secondo gli esperti, è un effetto della lunga assenza dal luogo di lavoro come lo conoscevamo. Chi è rimasto in sede ha dovuto imparare ad adattarsi alle nuove misure, chi ha lavorato da remoto ha affrontato una trasformazione completa del modo di operare. In entrambi i casi, sembra che la pandemia abbia accresciuto il desiderio […]
6 Aprile 2021
Di: Giorgia Pacino
6 Aprile 2021
Secondo gli esperti, è un effetto della lunga assenza dal luogo di lavoro come lo conoscevamo. Chi è rimasto in sede ha dovuto imparare ad adattarsi alle nuove misure, chi ha lavorato da remoto ha affrontato una trasformazione completa del modo di operare. In entrambi i casi, sembra che la pandemia abbia accresciuto il desiderio di tornare ad apprendere sul campo. Training on the job, appunto. Secondo un recente report pubblicato dal Milken Institute e dalla società informatica Infosys, la formazione on the job è considerata la più utile e importante dalla maggior parte di dipendenti e manager. Il dato proviene da una survey sottoposta a un campione di aziende statunitensi: agli intervistati è stato chiesto di assegnare un punteggio a quattro diverse modalità di formazione. Il training on the job ha totalizzato il 27% dei punti, seguito da abilitazioni e certificazioni (26%), corsi online (23%) e diplomi universitari (23%). La ricerca ha indagato anche le specifiche soft skill considerate più rilevanti per farsi strada nel mondo del lavoro. Affidabilità, leadership e socievolezza sono risultate le opzioni più condivise, mentre agli ultimi posti della classifica si sono posizionate creatività, decisionismo e capacità di persuasione. “Viviamo in un momento senza precedenti, in cui le persone sono più a loro agio di quanto siano mai state con i nuovi tool virtuali”, ha detto Monne Williams, Partner di McKinsey&Co. La pandemia, dunque, con la crescente attenzione sull’apprendimento legato al luogo di lavoro, avrebbe avuto come effetto quello di rendere i dipendenti più predisposti alla formazione. La familiarità con i nuovi strumenti avrebbe, infatti, abbassato le barriere che si frapponevano all’apprendimento di nuove competenze digitali, rendendo le persone più pronte a nuove sfide. Nonostante il diverso atteggiamento dei dipendenti, molte aziende non hanno affatto migliorato la loro offerta formativa da quando è iniziata la pandemia: secondo un report di novembre 2021, il 66% del personale non ha visto alcun cambiamento nell’approccio della propria organizzazione al tema del reskilling. Con la diffusione di forme ibride di lavoro e la progressiva riapertura degli uffici, occorrerà invece rivedere le modalità di formazione a distanza. Fonte: HRDive
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