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mercoledì, 17 Settembre, 2025

Le sfide manageriali e i modelli di lavoro del giornalismo

Le redazioni giornalistiche e il mondo dei media sono alle prese con buona parte delle criticità che anche le altre realtà lavorative stanno affrontando. Alcune hanno riaperto i loro uffici, altre si stanno ancora organizzando per farlo. Federica Cherubini, Head of Leadership Development di Reuters institute for the study of journalism, ente di ricerca e […]
23 Febbraio 2022
Di: Erica Manniello
23 Febbraio 2022
Redazione
Le redazioni giornalistiche e il mondo dei media sono alle prese con buona parte delle criticità che anche le altre realtà lavorative stanno affrontando. Alcune hanno riaperto i loro uffici, altre si stanno ancora organizzando per farlo. Federica Cherubini, Head of Leadership Development di Reuters institute for the study of journalism, ente di ricerca e formazione britannico, che gode di un punto di osservazione privilegiato sul giornalismo e, in particolare, sulla leadership in questa sfera, ha condiviso sul sito del Reuters institute le sue osservazioni in materia, basandosi tanto sul rapporto del 2021 Changing newsrooms del quale è coautrice quanto sulla sua esperienza diretta.  La maggior parte dei direttori di testata che hanno partecipato al sondaggio (89%) ha dichiarato di essere d’accordo con il passaggio al lavoro ibrido, ma molti (57%) stanno ancora decidendo come implementarlo in modo da soddisfare le aspettative dei dipendenti dal punto di vista dell’autonomia, dell’efficienza operativa e dell’equità nei confronti dei diversi team e ruoli. Alcune posizioni potrebbero essere più predisposte al lavoro da remoto rispetto ad altre, ma al di là del ruolo secondo Cherubini per le redazioni è necessario considerare diversi fattori, come l’esperienza o la vicinanza delle persone alla cultura aziendale ed è probabile che la possibilità di lavorare da remoto sia destinata a essere un punto di negoziazione per le nuove assunzioni. Un’apertura che non è esente dal rischio di creare conflitti con le persone che già lavorano in una testata e i cui contratti non prevedono formule votate alla flessibilità.  Il lavoro da remoto o ibrido solleva anche per il mondo del giornalismo domande circa il ruolo e il futuro della redazione come spazio fisico, al quale gli editori stanno ripensando. Che si tratti di ridurre lo spazio o di ristrutturarlo viene data maggiore enfasi, sottolinea Cherubini, alla redazione come luogo per incontrarsi e stare insieme, un punto sul quale ha particolarmente insistito l’emittente tedesca Rtl. Per altre realtà giornalistiche, come ha rivelato la testata online elDiario.es in Spagna, la pandemia ha accelerato un processo già avviato nella direzione di una trasformazione di quella che nel mondo anglosassone è definita “newsroom” in uno spazio di collaborazione, adibito anche alla realizzazione di eventi per dipendenti e collaboratori. 

Supportare il benessere e la formazione delle persone 

Se con il lavoro a distanza l’efficienza è aumentata, tuttavia la comunicazione, la creatività e la collaborazione potrebbero invece averne risentito. Alcuni responsabili delle testate giornalistiche coinvolti nel sondaggio hanno espresso infatti preoccupazione per il rischio di burnout dei propri dipendenti, e hanno affermato di essere in pensiero per il loro benessere. È anche da questo che passa il senso di connessione con la propria azienda: è arduo sposare la cultura aziendale di un’organizzazione nella quale non si sta bene. Mettere le persone nelle condizioni di sentirsi supportate e rispettate potrebbe essere, dal punto di vista di Cherubini, un ottimo modo per le aziende non solo per assumere un volto più umano ma anche per rispondere al loro timore che le distanze possano compromettere il senso di appartenenza dei dipendenti, e rendere le persone più inclini ad abbandonare eventualmente il proprio lavoro.   Da questo punto di vista diventa essenziale, evidenzia Cherubini, se non lo fosse già stato prima, supportare i manager, principale collegamento tra la cultura aziendale e le persone che lavorano in un’organizzazione. Puntando molto sull’intelligenza emotiva, una competenza che si sta rivelando dal suo osservatorio sempre più essenziale nelle relazioni lavorative e che in un contesto ibrido rischia di essere messa in secondo piano, specie nelle relazioni con il personale più recente. I manager con i quali Cherubini si è interfacciata hanno riferito infatti che l’inserimento di nuovo personale e la sua formazione si è rivelato particolarmente difficile durante la pandemia.  

Verso una leadership internazionale e diversificata 

Lo svincolamento dal luogo fisico di lavoro offerto dal lavoro a distanza e ibrido ha ampliato significativamente il bacino di candidati al quale è possibile attingere per le nuove assunzioni. Alcune delle organizzazioni con cui si è relazionata Cherubini hanno puntato proprio su questo, concentrandosi su un recruiting diversificato. Una scelta che porta dritto al cuore della sfera Diversity & Inclusion (D&I) tra gli hot topic del 2022 indicati da molte aziende: dopo aver assunto talenti diversi, cosa si può fare per cambiare anche la cultura e le pratiche implementando veramente uno spazio di lavoro inclusivo? Dai numeri di Changing newsroom sembra esserci ampio spazio di miglioramento: solo il 29% delle persone intervistate ha affermato che la propria organizzazione ha un budget per promuovere attivamente programmi D&I e fino al 27% dei dirigenti intervistati ha detto di non compiere azioni concrete in quest’ambito.  In conclusione, dal punto di vista di Cherubini, anche le organizzazioni che si muovono nell’ambito della Comunicazione si trovano davanti alla possibilità di ripensare a come si vuole lavorare. Per abbracciarla in maniera concreta non possono essere trascurati aspetti come il ruolo delle redazioni fisiche, la sfida di una cultura davvero inclusiva, la formazione e il benessere delle persone. Perdere questa opportunità sarebbe un vero peccato.  Fonte: Reuters institute 
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