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mercoledì, 17 Settembre, 2025

Avere un lavoro non basta più, deve essere ‘bello’

Sono state oltre 1,6 milioni le dimissioni registrate in Italia nei primi nove mesi del 2022, il 22% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. E sempre più cittadini sembrano interrogarsi sul ruolo del lavoro nella propria vita e nella società che li circonda. Cosa significa oggi, quindi, avere un bel lavoro? Come facciamo […]
7 Marzo 2023
Di: Elisa Marasca
7 Marzo 2023

Sono state oltre 1,6 milioni le dimissioni registrate in Italia nei primi nove mesi del 2022, il 22% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. E sempre più cittadini sembrano interrogarsi sul ruolo del lavoro nella propria vita e nella società che li circonda. Cosa significa oggi, quindi, avere un bel lavoro? Come facciamo a creare posti di lavoro di qualità, in grado di generare valore e di dare spazio alle ambizioni e ai sogni di ciascun individuo? Come costruire nel concreto l’idea di posti di lavoro ‘belli’? L’innovazione tecnologica sarà un nemico o un alleato? E siamo certi che dobbiamo per forza lavorare, o forse verrà un giorno in cui non sarà più necessario e l’automazione ci avrà liberato da tale necessità? Alfonso Fuggetta, professore di Informatica al Politecnico di Milano e AD del Centro di innovazione digitale (Cefriel) dello stesso ateneo, cerca di rispondere a queste (e a molte altre) domande nel suo saggio Un bel lavoro. Ridare significato e valore a ciò che facciamo (Egea, 2023).

Grazie alla lunga esperienza maturata tra mondo accademico, istituzioni e imprese, Fuggetta ha avuto modo di osservare e vivere sulla propria pelle le tante trasformazioni che hanno investito il mondo del lavoro in questi anni. E cerca di mettere a frutto la sua esperienza per elaborare una definizione di che cosa oggi si possa (o si debba) effettivamente intendere per ‘bel lavoro’, individuandone le dieci caratteristiche chiave e declinandole tra obiettivi individuali e modalità relazionali, tra riflessioni personali e pillole manageriali in materia di scelte organizzative.

Il lavoro non scomparirà ma cambierà

Fuggetta parte dall’urgenza di riflettere su “questa strana società dove ogni giorno si parla di mancanza di lavoro e, al tempo stesso, le imprese denunciano la scarsità di personale, a riprova di una distanza che non è solo nelle competenze e professionalità richieste e offerte, ma anche e soprattutto nelle aspettative ed esigenze delle parti”. Poi risponde alle domande di partenza scrivendo che un lavoro ci vuole, non solo per necessità ma anche per virtù. “Perché il lavoro è una dimensione nella quale esprimiamo la nostra creatività e capacità realizzativa; è un’occasione di crescita, non solo professionale ma anche culturale e umana, tramite la quale valorizzare molti aspetti di noi stessi”, si legge nel testo.

Ecco perché non basta più avere un lavoro, ma serve un bel lavoro. L’autore osserva che soprattutto le generazioni più giovani vogliono non solo guadagnare bene, ma anche vivere bene. Vogliono ritrovare un senso alle azioni che svolgono e, possibilmente, vivere senza ansia in un mondo che si trasforma continuamente. Perché il lavoro non scompare, ma cambia e richiede competenze aggiornate, forme di partecipazione diverse, rinnovate modalità di distribuzione di risorse e responsabilità. “E la sfida più grande per la nostra società è dare a tutti la possibilità di avere un bel lavoro, che non solo permetta di vivere la propria vita in sicurezza e salute, ma che offra le soddisfazioni, le gratificazioni e la qualità della vita che costituiscono oggi le giuste aspirazioni di ogni essere umano”, è il suo messaggio.

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