Il potere delle connessioni genera… intelligenza (aziendale)
La flessibilità è la chiave per le aziende che vogliono sopravvivere in uno scenario di permacrisi. Ma per diventare realmente flessibili, è necessario ripensare ruoli, relazioni e linguaggi organizzativi. È un contributo illuminante quello proposto da Pier Luigi Celli nel libro dal titolo Connessioni: Come alimentare in azienda l’intelligenza collettiva (ESTE, 2025), che sfida le […]

La flessibilità è la chiave per le aziende che vogliono sopravvivere in uno scenario di permacrisi. Ma per diventare realmente flessibili, è necessario ripensare ruoli, relazioni e linguaggi organizzativi. È un contributo illuminante quello proposto da Pier Luigi Celli nel libro dal titolo Connessioni: Come alimentare in azienda l’intelligenza collettiva (ESTE, 2025), che sfida le aziende a rinnovarsi, trasformando il rischio in un’opportunità di crescita ed evoluzione.
Fin dalle prime battute, l’autore – ex Direttore Generale della Rai, saggista, e Presidente di Sensemakers (società di consulenza specializzata in Big data e Analytics) – stimola il lettore a riflettere sull’importanza di “pensare pensieri pensanti” (così è riportato letteralmente nel testo), riscoprendo il valore del pensiero critico e della collaborazione come strumenti indispensabili per affrontare il disordine del presente. “La crisi delle nostre organizzazioni è oggi soprattutto una crisi di pensiero”, sottolinea Celli.
E dal pensiero bisogna partire. Per questo il libro propone di sperimentare una nuova struttura organizzativa che agisca come una forza “enzimatica” per le imprese tradizionali: “Una formazione modulare che riesca a capire se ci sia modo di passare dal tema dell’età, come elemento differenziante su cui fare leva per rompere gli schemi, a quello della contaminazione delle generazioni, come modello di recupero di alleanze e di saperi più ricchi e produttivi per i sistemi organizzati”.
La tecnologia connette le competenze del gruppo
Un ruolo fondamentale in questa trasformazione è giocato dal digitale, che ha destrutturato il monopolio informativo delle élite aziendali. Le reti e le connessioni orizzontali hanno ridimensionato lo status e il potere legato alle gerarchie tradizionali, spingendo le imprese a
rivedere le proprie modalità di gestione interna. “È la tecnologia, digitale in primis, che permette ormai di connettere tra loro le competenze, anche le più disparate”, scrive Celli. Il lavoro coordinato diventa il pilastro per sviluppare l’intelligenza collettiva. Ma come si crea un gruppo capace di sfruttare forme sempre più distribuite di intelligenza? “È una squadra ‘intelligente’ orientata a compiti di animazione di contesti organizzativi insidiati dalla molteplicità delle nuove interferenze ambientali deve contemplare la presenza di profili diversi, non solo professionali”.
Il messaggio di Celli è chiaro: le organizzazioni devono aprirsi alla partecipazione attiva dei dipendenti. Sono loro, infatti, a vivere il contatto diretto con il ‘confine’ tra interno ed esterno, cogliendo segnali deboli e tendenze emergenti che possono fare la differenza nella gestione delle crisi. La proposta non è priva di rischi, perché sperimentare nuove modalità organizzative significa mettere in discussione equilibri consolidati e accettare il fallimento come parte del processo. Tuttavia, l’alternativa è l’immobilismo, una condizione insostenibile per affrontare un futuro caratterizzato dalla necessità di adattamento continuo.
E dal pensiero bisogna partire. Per questo il libro propone di sperimentare una nuova struttura organizzativa che agisca come una forza “enzimatica” per le imprese tradizionali: “Una formazione modulare che riesca a capire se ci sia modo di passare dal tema dell’età, come elemento differenziante su cui fare leva per rompere gli schemi, a quello della contaminazione delle generazioni, come modello di recupero di alleanze e di saperi più ricchi e produttivi per i sistemi organizzati”.
La tecnologia connette le competenze del gruppo
Un ruolo fondamentale in questa trasformazione è giocato dal digitale, che ha destrutturato il monopolio informativo delle élite aziendali. Le reti e le connessioni orizzontali hanno ridimensionato lo status e il potere legato alle gerarchie tradizionali, spingendo le imprese arivedere le proprie modalità di gestione interna. “È la tecnologia, digitale in primis, che permette ormai di connettere tra loro le competenze, anche le più disparate”, scrive Celli. Il lavoro coordinato diventa il pilastro per sviluppare l’intelligenza collettiva. Ma come si crea un gruppo capace di sfruttare forme sempre più distribuite di intelligenza? “È una squadra ‘intelligente’ orientata a compiti di animazione di contesti organizzativi insidiati dalla molteplicità delle nuove interferenze ambientali deve contemplare la presenza di profili diversi, non solo professionali”.
Il messaggio di Celli è chiaro: le organizzazioni devono aprirsi alla partecipazione attiva dei dipendenti. Sono loro, infatti, a vivere il contatto diretto con il ‘confine’ tra interno ed esterno, cogliendo segnali deboli e tendenze emergenti che possono fare la differenza nella gestione delle crisi. La proposta non è priva di rischi, perché sperimentare nuove modalità organizzative significa mettere in discussione equilibri consolidati e accettare il fallimento come parte del processo. Tuttavia, l’alternativa è l’immobilismo, una condizione insostenibile per affrontare un futuro caratterizzato dalla necessità di adattamento continuo.
Categoria: Libri per il management

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