Il Giappone scopre che l’uomo può fare il papà
Un uomo prende due settimane di congedo di paternità. Potrebbe sembrare normale, ma nel Paese del lavoro al primo posto e della società patriarcale, si tratta di una rivoluzione. In Giappone, il Ministro dell’Ambiente Shinjiro Koizumi, 38 anni, ha annunciato per la prima volta nella storia del Paese che prenderà due settimane di congedo di […]

Un uomo prende due settimane di congedo di paternità. Potrebbe sembrare normale, ma nel Paese del lavoro al primo posto e della società patriarcale, si tratta di una rivoluzione. In Giappone, il Ministro dell’Ambiente Shinjiro Koizumi, 38 anni, ha annunciato per la prima volta nella storia del Paese che prenderà due settimane di congedo di paternità quando nascerà il suo primo figlio.
Il politico è figlio dell’ex Primo Ministro conservatore Junichiro Koizumi ed è entrato a far parte del Governo di Shinzo Abe con il rimpasto effettuato a settembre 2019. La sua è una scelta di rottura in una società, quella giapponese, dove il lavoro è considerato la priorità assoluta ed è strettamente legato al mondo maschile. Basti pensare che solo il 6% degli uomini usufruisce del congedo di paternità esistente in Giappone, che dura fino a un anno, contro l’80% delle donne.
Koizumi, astro nascente della politica nipponica e sposato con una presentatrice televisiva, ha spiegato di averlo fatto anche per dare un impulso al cambiamento culturale in Giappone, sperando di incoraggiare altri padri a dedicare più tempo alla famiglia.
Quello del congedo di paternità è un tema caldo anche in Italia, dove sono presenti criticità non solo a livello normativo, ma anche a livello culturale nelle famiglie e nelle organizzazioni aziendali. Per riflettere sulla questione, proponiamo un articolo a firma di Elena Barazzetta tratto liberamente dal libro Genitori al lavoro, il lavoro dei genitori (ESTE, 2019).
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Categoria: Risorse Umane, Welfare aziendale

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